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Parental Advisory: Il giornalismo dei presuntuosi

by senzaudio

A cura di: Graziano Carugo Campi

“È passato il principio che la comunicazione è gratis. Che non servono persone pagate per raccogliere informazioni, capirle e restituirle filtrate. Per questo si fanno libri gratis, si presentano conferenze gratis, si scrivono articoli gratis. Immagino Gianni Brera, che si faceva pagare «per il lesso» come avrebbe mai potuto viaggiare il mondo e divorare tutto, cibo e libri, con 5 euro lordi a pezzo?” (Matteo Marani, direttore del Guerin Sportivo)

Leggi l’articolo originale: Il giornalismo è roba da accattoni

Oggi parliamo di giornalismo e di presuntuosi. Niente satira, questa settimana.

Quelle dell’editoriale apparso sul Guerin Sportivo di Marani, che seguo da tempo e stimo, sono parole condivisibili ma che rappresentano solo un lato della medaglia: l’altro parla di sempre più ragazzi convinti che un articolo si faccia come i temi delle superiori e che uno sfogo rabbioso a favore della propria squadra di calcio rappresenti qualcosa di più di un semplice “caro diario” di memoria adolescenziale, oggi sdoganabile al mondo grazie ad internet.

Parla di gente che, in quanto in grado di usare una tastiera, spera di poter lavorare senza “far fatica” e di presuntuosi convinti che il mondo aspetti solo loro per sentirsi dire cosa è giusto o sbagliato.

La realtà è ben diversa. Ci sono due tipi di giornalisti bravi: quelli brillanti, capaci grazie a un buon intuito, a una discreta cultura e a un buon grado di originalità, di scrivere magari anche solo in mezzora un articolo che invoglia ad esser letto, indipendentemente dall’argomento trattato, e gli “sgobboni”, quelli che passano giornate intere a cercare notizie, ad approfondirle per poi avere in cambio lo stesso stipendio dei primi. Meno talento, più professionalità, per certi versi.

Pittori e imbianchini: così riassumerei le due categorie, senza voler sminuire nessuno, perchè di fatto in un giornale entrambi devono avere pari dignità per confezionare un prodotto godibile. Andando in tema calcistico, si può dire che per fare una squadra di calcio servono fantasisti e gregari.

Marani cita Gianni Brera, un “pittore”, e non si può non essere d’accordo con lui, ma la questione è che degli aspiranti giornalisti che mandano curriculum nelle redazioni, di Brera ce ne sono pochi: la maggior parte aspira a un posto dietro a una scrivania, attaccati ad internet a pescare le notizie da “riproporre”.

Non stupitevi: l’ottanta per cento delle testate giornalistiche online si limita a ricopiare e riadattare quanto viene proposto dalle principali testate nazionali e agenzie di stampa. Un fac simile di copia incolla e via andare da parte di un giornalismo “pirata” sottopagato ma sopravvalutato che, tra l’altro, priva di risorse pubblicitarie le testate che mandano “sul campo” chi va a cercare le notizie (e conseguentemente poi sottopaga).

Immaginate di fare imbiancare casa vostra al signor Rossi e poi di venire chiamati dal signor Bianchi, suo collega, che vi dice di non preoccuparvi della fattura, che è tutto gratis. Immaginate che il signor Rossi non possa lamentarsi di questo, perchè per legge, una fattura vale l’altra e quindi fa testo quella del signor Bianchi per il lavoro svolto in casa vostra (da Rossi).

Questo è il giornalismo “libero” oggi: si copia, si prende il merito, e si inflaziona un mercato dove per fare “l’imbianchino pirata” basta una tastiera. E ovviamente tutto sotto l’austero controllo dell’ordine dei giornalisti, che non si pone il dubbio di sanzionare le testate giornalistiche che impiegano più stagisti e “praticanti” che giornalisti.

Se si vuole essere giornalisti, prima ancora di avere il talento per essere pittori o la costanza per diventare imbianchini, serve onestà intellettuale: solo grazie ad essa possiamo capire se si è scelta la strada giusta. E non basta avere talento (pittori) o volontà (imbianchini): un bravo giornalista deve avere entrambe oggi, in un mondo in cui la concorrenza è spietata.

Il resto non è giornalismo. E’ l’equivalente del passare il giornale al collega di lavoro in pausa pranzo o di lasciare il proprio diario in bella vista per farlo leggere alle amiche: se pensate che questo vi possa dare visibilità, sappiate che di voi si dimenticheranno il minuto dopo quello in cui avranno smesso di leggere.

Prima di dire che oggi il giornalismo non dà da mangiare, bisogna riflettere sul fatto che pochi, tra gli aspiranti Gianni Brera, hanno veramente quel qualcosa in più per poter dire: “mi merito un riconoscimento”.

Pochi, ma piange il cuore quando li incontri.

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