Letteratura in lista

by senzaudio

Chiunque di voi abbia un account su Facebook – suppongo la maggior parte, dunque – sa che in queste ultime settimane, dopo la pluricommentata, pluricriticata e pluribagnata doccia gelata a favore delle donazioni per la ricerca sulla SLA una nuova moda impazza sul social. Sicuramente di più facile interpretazione, priva di dilemmi morali e di commenti etici, è onnipresente sulle bacheche – compresa la mia, chiariamo -lei, la lista dei dieci libri.

Devo dire che non ho ben capito quale sia la versione originale: sono i dieci libri che porteresti su un’isola deserta? O quelli che ti hanno cambiato la vita? O ancora quelli che pensi che tutti dovrebbero leggere, perché non puoi immaginare un mondo dove ci sia qualcuno che non li ha letti? Qualunque di queste sia la versione corretta, il popolo di Facebook si riscopre popolo di lettori.

Ho sentito molte critiche su questo nuovo gioco, dal più che condivisibile “ma ti pare che l’autobiografia di Christiano Ronaldo è considerabile letteratura?” al più intellettualoide “io non capisco perché nessuno abbia messo L’Ulisse di Joyce, alla fine è un libro che DEVI leggere” (obiezione che va anche bene se sei un letterato di professione, ma se parliamo della bacheca di tuo nipote tredicenne io mi farei delle domande) per finire alle certezze assolutistiche “L’unico libro degno di nota è L’Antologia Palatina; se non hai quello nella tua lista non sei nessuno.”

Come per tutte le mode che impazzano sui social, siano esse di discutibile gusto o pregne di una latente pericolosità – ricordate quella sugli alcolici da tracannare in non so quanti secondi? – non possono mancare loro, quelli che “ma questa proprio no, cos’è ‘sta roba? Io Facebook lo uso solo per chattare con mia zia che sta in Tanzania, ma in fondo lo disprezzo.” E io sono pure d’accordo, caro amico che chatti con la Tanzania, però la mia domanda è questa: è tanto grave se per una volta al posto di chiederti di postare una tua foto nudo con un pitone sulle spalle o di elencare le dieci volte in cui hai vomitato di più e perché ti viene chiesto un piccolo, tenero e forse persino utile elenco di libri?

Perché è verissimo che alcune liste fanno accapponare la pelle e sorgere domande tipo “ma siamo sicuri che hai capito il gioco?”, ma la maggior parte sono liste innocenti, di libri che hanno accompagnato le crisi adolescenziali, che ricordano amori passati o presenti, letture che hanno rischiarato pomeriggi piovosi o accompagnato vacanze memorabili. E si, magari non tutti reputeranno La coscienza di Zeno il libro della loro vita, magari davvero preferiranno Fabio Volo, ma nella parte di me pre laurea in Lettere questo – più che rodermi il fegato – mi fa sorridere (la parte con la corona d’allora in testa rabbrividisce e abbraccia i tre tomi commentati della Divina Commedia). Mi fa sorridere perché significa che la lettura è ancora presente nelle nostre vite, e poco importa che tipo di lettura sia: basta che ci sia. Certo, sarebbe bellissimo se tutti noi apprezzassimo Alla ricerca del tempo perduto piuttosto che il ricettario di Benedetta Parodi, ma sarebbe un pò come dire che tutti quanti dovremmo praticare l’arrampicata piuttosto che passeggiare sulla spiaggia.

Ma, lungi da queste chiacchiere un pò moraliste, il vero scopo di quest’articolo era fare un hit parade dei libri più amati, o almeno dei libri più amati tra le bacheche di Facebook dei miei amici (quasi tutti ventenni o poco più, quasi tutti universitari).

Al primo posto regna incontrastata la trilogia che ha accompagnato l’infanzia e la preadolescenza della mia generazione: Harry Potter, il maghetto con la cicatrice e gli occhialoni tondi. Ha fatto palpitare i cuori di tutti noi, ci ha fatto piangere ed innamorare e sinceramente conosco veramente poche persone – ma forse nessuna, in realtà – che si vergognerebbero di ammettere che lo leggono tutt’oggi, quando prende un pò la malinconia ed hai voglia “di casa”.

Forte la presenza degli ispano – americani: Gabriel Garcia Marquéz ed Isabel Allende, autori di storie familiari incredibili e magiche su sfondi di luoghi remoti e misteriosi. Per quanto riguarda il nostro paese mi par di notare che Italo Calvino stravinca sui pur presenti colleghi post Resistenza Pavese, Fenoglio e Morante, nonché sul primo Novecento ed i suoi Pirandello e Svevo; tra i contemporanei raccoglie voti a mani basse la doppia B, Benni e Baricco, per un mix di scrittura poetica e satira politica (tra loro, timido, si erge Saviano). Ed ancora, sono osserviamo la presenza di Palahniuk ma non di Bukowski (evviva!), Zafon che fa capolino qui e là (un pò più spesso di quanto pensassi), la Austen, Dumas, Cime tempestose e 1984. I più coraggiosi si buttano persino su Tolstoj e Dostoevskij con qualche accenno di Kafka, ma Pennac resiste. Ultimi ma non ultimi, l’immenso Shakespeare, L’insostenibile leggerezza dell’essere di Kundera e Ian Mc Ewan, “nuovo” astro della letteratura inglese.

Facebook stesso ha analizzato le classifiche dei suoi utenti negli ultimi giorni: al primo posto il trend di Harry Potter viene confermato; il secondo posto è di Harper Lee, con Il buio oltre la siepe, seguito da Tolkien, con Il Signore degli anelli e Lo Hobbit (terzo e quarto posto); la Austen, con Orgoglio e Pregiudizio supera di poco niente meno che la Bibbia. Guida galattica per autostoppisti (Douglas Adams), la trilogia di Hunger Games, Il giovane Holden e Le cronache di Narnia chiudono la classifica.

Ce ne sarebbero molti altri da nominare (sia per quanto riguarda i miei amici che Facebook in generale), ma il sondaggio rischierebbe di essere troppo lungo e barboso, ahimè. E forse saranno i miei amici ad essere degli eccellenti lettori, forse sarà vero che la grande letteratura rimane tale a prescindere dalle mani da cui passa o  forse sarà solo che ci saranno sempre tantissimi meravigliosi libri da leggere.

Ed allora…si alle liste! (Quella dei venti film no, ragà, quella no. E poi io uso Facebook solo per chattare con mia zia in Tanzania, l’ho detto.)

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