In una puntata dei Simpson, Homer, cercando di riparare un vecchio tostapane, creava una macchina del tempo. Ogni volta che la metteva in funzione, tornava indietro fino ad arrivare nella preistoria. La prima volta che ci arriva si ricorda del suggerimento che suo padre gli aveva dato durante le sue nozze, “Se dovessi tornare indietro nel tempo, non toccare nulla”. Homer cercando di far tesoro del consigli di Nonno Simpson calpesta accidentalmente una farfalla. Tornerà in un presente mostruoso dove Ned Flanders è un tiranno che domina il Mondo e fuggendo riuscirà a tornare nuovamente nel passato, cambiando di nuovo le cose e cercando di “ricreare” un presente per lo meno accettabile. Ci riuscirà, più o meno.
I viaggi nel tempo hanno da sempre affascinato gli scrittori, soprattutto i più visionari. In questa antologia, intitolata appunto “Viaggi nel tempo” (Einaudi), il curatore Fabrizio Farina seleziona undici racconti di altrettanti scrittori che riescono a reinventare il concetto del sogno di molti uomini e donne di poter ritornare nel passato oppure vedere cosa ci aspetterà nel futuro.
Nella brillante introduzione Farina ci spiega, in maniera semplice ma non banale, cosa significhi viaggiare nel tempo. Sia dal punto di vista fisico, dove esistono alcune nozioni e studi scientifici che analizzano la fattibilità reale, sia da quello filosofico. Il paradosso è l’amico più intimo del viaggio nel tempo, perché ad esempio, se tornassimo indietro nel tempo e uccidessimo nostro nonno, noi esisteremmo ancora? Ovviamente questo esempio è un’estremizzazione di uno dei paradossi in cui si può incombere tornando nel passato. Lasciando in pace il nonno e trattandolo bene, rimangono altri grossi dubbi. Ma gli scrittori hanno la fortuna di fregarsene abbastanza di queste domande, loro inventano e facendolo sono liberi di passare oltre questi paradossi o di utilizzarli a loro piacimento.
Il libro inizia con un racconto del maestro Ray Bradbury che analizza il famoso effetto farfalla, lo stesso che ha vissuto Homer per intenderci, e facendolo critica ferocemente i suoi contemporanei che cercano di dimostrare di essere virili attraverso la caccia. All’interno troviamo anche i racconti di Philip K. Dick, Arthur C. Clarke, Mack Reynolds, Edgar Allan Poe e molti altri, tra cui quello di Don Juan Manuel scritto addirittura nel 1300. Ovviamente non poteva mancare H.G. Wells. Scrittori che utilizzano il viaggio nel tempo come snodo narrativo per raccontare storie di distruzione, di denaro, di amore per l’arte e di tante altri aspetti che sono parte del quotidiano ma forse andrebbero cambiati, o forse sarebbe meglio di no. La speranza dell’uomo, forse, è quella di poter essere padrone del proprio destino, di avere il potere di cambiare le cose. Ma il tempo non lo freghi facilmente, anzi. Il più delle volte è lui che frega te.
Tag: