Se penso alle migliaia di righe che costituiscono il romanzo “I capelli di Harold Roux” di Thomas Williams, se penso a tutto ciò che l’autore mi ha mandato a dire attraverso Aaron, Allard, George, Harold, Mary e tutti gli altri personaggi, cosa potrò aggiungere io di buono a questo paradiso per lettori?
Come dicono quelli bravi, assolutamente, nulla. Ma questa recensione va scritta. Io voglio convincere qualcuno, che poi convinca altri ed altri ancora, a leggere “I capelli di Harold Roux”.
Due immagini si sono andate creando nella mia mente, mentre stavo in ascolto seduto attorno al fuoco, di ciascuno dei protagonisti della storia (storie): le matriosche e una spirale.
Ciò che si ricava dalla lettura di quest’opera, è in un certo modo inesauribile, sorprendente, perchè dietro l’angolo, sfogliata l’ennesima pagina, scopri spesso qualcosa e più spesso qualcuno, che non ti saresti mai aspettato, continuamente. E’ la stessa cosa che accade lungo un percorso a spirale (mai fatto ? ne vale la pena), ti sembra di tornare sempre a punto di partenza, e così è da un certo punto di vista, ma ci torni sempre un livello sopra, sempre carico di nuove esperienze, di nuovi incontri, con un bagaglio più pesante. E non è finita.
T. Williams ci racconta numerosissime storie, grandi e piccole, offrendoci nello stesso tempo un eccezionale corso di scrittura, tanto che in certi momenti sembra di leggere “On writing” di S. King, e a fine libro, leggendo la quarta di copertina ce non leggo mai prima, scopro che King adora Williams.
E’ formidabile come l’autore ci tenga per i capelli, trascinandoci con forza, con una violenza necessaria per farci fare la strada che vuole lui. E’ deciso, non sbaglia un colpo, sa benissimo dove sta il traguardo, eppure mentre leggi quasi 500 pagine, l’intera storia sembra crearsi nel momento stesso in cui giri pagina, e così facendo pani e pesci si moltiplicano sotto i tuoi occhi, in un miracolo letterario.
Non sai mai cosa troverai dentro la prossima matrioska. Apri la prima e incontri Aaron, la seconda ed ecco George, sposato. Ma anche Aaron è sposato, guardi meglio e scopri che ha pure un figlio, e con la moglie i rapporti non paiono idilliaci. George e Aaron insegnano, e poi scrivono, come io adesso. Anch’io sì, anche molti di voi si sentiranno la decima, la ventesima o chi sa quale matrioska di questo gioco curioso.
Non credete a ciò che vi dice Aaron nelle primissime righe del romanzo !
“… le singole parole… sono troppo semplici, troppo bugiarde…”
Ci è necessario andare oltre.
“…perchè l’esercizio genera energia, la vita genera vita, il riposo è malattia, il paradosso è tutto.”
Pensate di farcela ? Siamo solo a riga 53. Riga, non pagina.
“Aaron …non crede a niente, a nessuna parola su nulla. Dimentica ciò che pensa nel giro di un istante. La sola cosa forse vera è il paradosso, e lui di tutte queste semplificazioni teatrali, di queste finzioni bigotte, ne ha le palle piene.
Niente può fermare una menzogna quando diventa di moda, quindi perchè disturbarsi a provarci ?”
Abbiamo fatto un triplo salto in avanti, siamo a pagina 222. Questo è il percorso a spirale di cui dicevo, ed è un campo minato. Le parole, le considerazioni, le idee, le convinzioni, il puro godimento letterario, ti esplode, in un realismo quasi fisico tra le mani, che toccano ciò che stai leggendo.
“Eh no ! Cristo, cosa sono questi toni, all’improvviso ?”
Buona lettura. Io vado a rileggerlo..