Nel bel pezzo dell’altro giorno, Salvatore Giambelluca parlava della fisicità della musica, del supporto solido, in contrapposizione a quello liquido che principalmente viene usato adesso. Negli anni 90 questo pensiero non c’era. La musica era solo fisica. Niente mp3, niente cloud. Sicuramente il supporto che più usavamo era la cassetta (o “musicassetta” come recitava la pubblicità, ma credo non la chiamasse nessuno così). Gli anni 90 per me sono iniziati con la frequentazione delle scuole superiori, l’istituto tecnico industriale di Rimini. Abitavo a Cattolica, quindi tutte le mattine prendevo l’autobus per andare a scuola, circa 40 minuti di tragitto, e quel tempo in qualche modo bisognava passarlo. Se la mattina si ripassava o studiava con il terrore dell’interrogazione o del compito, al ritorno si cazzeggiava con i compagni di viaggio, ma a volte, soprattutto al pomeriggio, per il viaggio ci voleva l’isolamento, ci voleva la musica. Giovani, dimenticate i vostri smartphone che fanno tutto, o semplicemente i lettori mp3. L’unico accessorio da passeggio per ascoltare la musica era il walkman. Che era il nome del prodotto commerciale della Sony (che ha mantenuto il marchio tutt’oggi, ad esempio è il nome dell’app per ascoltare musica sui suoi smartphone), ma tutti i “mangiacassette portatili” venivano chiamati così. Qualcuno a casa aveva anche il lettore CD, anche io, l’aveva comprato mio fratello, che è più grande, ma fuori casa la musica si ascoltava in cassette. Il bello delle cassette era che ci si creava la propria compilation personale, oggi basterebbe fare una playlist, e le mie di solito erano su cassette TDK D46, che costavano poco e avevano il tempo ottimizzato per il tragitto.
Fare le compilation era meraviglioso. Bisognava programmare tutto al secondo, la scelta dei brani non poteva non prescindere da questo. Ventitre minuti per lato. A volte capitava di dover sforare di dieci, venti secondi, allora dita incrociate e speriamo che abbiano lasciato qualche centimetro in più di nastro. Tutto questo senza uno straccio di database delle canzoni… il tempo giusto lo trovavi naturalmente, guardando sul retro dei cd.
A volte venivano compilation spettacolari, la facevi ascoltare agli amici, ai compagni di scuola, ed era una soddisfazione quando ti chiedevano di fare una copia per loro, il tuo lavoro da dj era apprezzato. Allora era il caso di utilizzare una cassetta un po’ più pregiata, di solito al cromo. Io le copie le facevo da quelle, con la doppi piastra a velocità raddoppiata, ma per fare il figo le spacciavo per fatte direttamente dai cd… la differenza era poca.
Bene, preso da questo sentimento nostalgico/vintage sono andato su Spotify e mi sono creato una compilation di 46 minuti. Eccola qui, sentitevi liberi di registrarla su una cassetta, infilarla nel vostro walkman, autoreverse on, play e volume a palla!