Segno la seconda tappa di un percorso che ho iniziato leggendo e proponendo LA MORTE IN BANCA del maestro Giuseppe Pontiggia.
Questa tappa e’ scandita da Ricordi di un impiegato, di Federigo Tozzi, Edizioni Studio Tesi, che mi accorgo mentre scrivo, essere della mia città natale, Pordenone.
Questo volumetto lungo una sessantina di pagine, ci racconta due mesi, della vita di un giovane toscano, che come tanti altri purtroppo, ieri, oggi e probabilmente per sempre, sono soggiogati, indotti, obbligati, oppressi dalla famiglia di origine.
In questo caso specifico la pietra dello scandalo e’ il padre, che apre e chiude la storia, come se l’autore gli avesse messo in mano una chiave.
Trac, trac, trac. Tre, o forse quattro mandate, e si apre la porta di casa. Altrettante e si chiude. Nel mezzo?
Nel mezzo, almeno ci fossero stati due mesi o anche solo uno, stile figliol prodigo, con abbondanti libagioni, feste, donne, uomini e tutto il più desiderabile godimento ! E invece no.
Solo la triste vita di un impiegato.
Fin dai primi giorni, dopo essere stato assegnato alla stazione ferroviaria di Pontedera, il protagonista e’ “disgustato” e capisce che “è meglio tacere”. Siamo solo a pagina 19. Io lo sto capendo dopo 27 anni, meglio tardi che mai.
Da qui e’ un crescendo di angoscia, di stanchezza d’animo, come la definisce l’autore, viene da piangere sempre più spesso al nostro amico impiegato e, a metà strada, pag. 38, pensa seriamente alla morte.
E’ sempre più triste, taciturno, tanto che, paradosso diabolico dell’era moderna, “l’oscurità che c’è dentro di me, mi inebria”. Ancora una volta, un’entità invisibile, ma decisamente presente e influente (scusate il ripetENTE), porta l’essere umano a godere di una situazione di cui si dovrebbe disperare.
La via d’uscita si presenta in modo graduale, ma drammatico, con l’aggravarsi di una malattia che non darà scampo.
Sarà una sofferenza redentrice ?
Leggete RICORDI DI UN IMPIEGATO, e poi fatemelo sapere.
Claudio.dellapieta@gmail.com
Tag: