Che qualcosa non vada è indubbio. Più di qualcosa, molto sicuramente, per alcuni troppo. Tanto da arrendersi arrivando a porre la parole fine alla propria esistenza. Sono tempi cupi, lo sappiamo, ma quello che fa grondare sangue è la perdita della speranza, quel motore silenzioso ma vitale che nutre le nostre azioni. Il futuro viene visto come un vuoto, semplicemente non esiste, non ha ragione d’essere. Non è paura, è consapevolezza. Non è solo malattia – la depressione si può curare -, ma sogni distrutti, calpestati.
In Italia, la crisi sta uccidendo troppe persone spegnendo i sogni. Siamo figli del capitalismo sfrenato, del contante come unico dio, del carrierismo sfrenato. Abbiamo perso contatto con i valori, con gli affetti, ma senza una solidità finanziaria non si può vivere serenamente. Non si può costruire un domani, si è costretti a vivere con i genitori, non si può progettare il futuro. Questo è quanto prova una intera generazione. Noi giovani dobbiamo essere pungolati, non castigati. Darci dei bamboccioni significa poco se quella classe dirigenziale chiamata a prendere decisioni non dà quegli strumenti necessari per sognare. Noi giovani non dobbiamo arrenderci, non dobbiamo perdere la speranza, ma farci trovare pronti per un viaggio tutto da vivere.