Il letto, al centro della stanza, un corpo, immobile sotto le lenzuola. Il silenzio, di chi guarda e di chi è guardato. Guardare quel corpo immobile poi è una sofferenza. Guardarlo e spera che si muova, che esca dal sonno bianco che lo avvolge, che un dito frema, che il respiro si rompa, che le molle cigolino ed esca una parola dalla bocca.
Io immagino. Quando leggo immagino molto. Una moltitudine di scene che, a poco a poco, svanisce, presa in mezzo ad altre letture. Questa scena però rimane. È fissa nella memoria e mi tormenta. Bianca ferma come un pezzo di ghiaccio. Bianca che cresce da ferma. Bianca che resta se stessa mentre gli altri cambiano.
La storia raccontata da “Sonno Bianco” dell’ottimo Stefano Corbetta è quella di una famiglia come tante. Una famiglia normale che ha avuto la fortuna di avere una coppia di gemelle. Identiche. Putroppo la vita ha in serbo per noi sgradevoli sorprese, sorprese terrificanti. Un incidente, un attimo prima le cose sono in un modo, l’attimo dopo tutto è cambiato; immobile. Bianca resta in uno stato di coma e la sorella Emma subisce un trauma fisico. Attorno a questo episodio collassa la famiglia. La madre Valeria e il padre Enrico faticano a trovare un modo per stare assieme, soffocati dal dolore e dalla colpa.
La protagonista di questa storia è Bianca. Capace, nel suo stato, di essere un punto fermo attorno al quale si dipanano le vite dei famigliari e un’influenza diretta. Viene da pensare che il motivo per cui Emma sceglie di fare teatro sia profondamente legato allo stato in cui versano le condizioni di salute della sorella. Anche la mancanza di comunicazione tra padre e madre e tra madre e figlia sembra un’emanazione diretta del silenzio di Bianca.
Stefano Corbetta racconta la vita di una famiglia normale, semplice, e in questa vita entra un elemento dirompente che Corbetta racconta con delicatezza. Quasi come se il libro fosse sussurrato. Parla di rapporti tra persone tale e quali a noi. La stessa Bianca non ha nulla che la renda speciale se escludiamo la malattia. E in questo quadro di semplicità Corbetta regala pagine di malinconia e rimpianto che in qualche modo fanno crescere la speranza che un dito mosso di qualche millimetro sia il preludio alla luce in fondo al tunnel.
Un accenno all’editore è d’obbligo. Hacca edizioni lavora ormai da anni per proporre libri che abbiano una semplice carattersistica: lasciare il segno. La loro proposta è multiforme nei toni e nello stile eppure terribilmente omogena per quel che riguarda la qualità. Inoltre, sll’interno del panorama dell’editoria italiana, sono uno tra gli editori più attenti alla forma dell’oggetto libro.
Per queste ragioni vi consiglio la lettura di “Sonno bianco” di Stefano Corbetta.