C’era questo ragazzo. Girava per le case assieme al padre. Girava per le case di campagna, con un furgone. E il furgone era pieno di detersivi, scope, stracci, zampironi. Sembrava che ci fosse di tutto in quel furgone scassato. Se siete pratici di Peppa Pig credo che un buon modo per descrivere l’universo che c’era lì dentro assomigliasse molto a ciò che potreste trovare dentro al furgone del signor Volpe. Questo ragazzo, comunque, che all’epoca a noi bambini sembrava un adulto fatto e finito, ogni tanto ci intratteneva con alcuni giochi di magia. Più o meno erano sempre gli stessi però noi continuavamo a rimanere con la bocca spalancata di fronte a tanta meraviglia. Il segreto, ci diceva lui, è quello di distrarre il pubblico con un falso stimolo, mentre davanti al suo naso compio la magia.
Mi è ritornato in mente questo episodio leggendo “La madre di Eva” di Silvia Ferreri.
Ma andiamo per ordine.
Quando ho visto di cosa parlava questo libro la prima cosa che ho pensato è stata: bene, prima Neo pubblica un libro a favore della legalizzazione della cannabis e poi ne pubblica uno in cui si parla di una ragazza che vuole cambiare sesso. Certo, ho pensato, da quelle parti non vogliono vivere tranquillli. Poi nella mia mente sono subentrati pensieri più costruttivi che potrei riassumere con un semplice: beh, ma se non si rischia, che editoria è?
“La madre di Eva” racconta appunto di una ragazza di nome Eva che ha sempre saputo di voler essere un maschio e che allo scoccare dei 18 anni si fa accompagnare dalla madre in una clinica di Belgrado per intraprendere il cambio di sesso.
Solo che, in realtà, il libro non parla strettamente di questo. Quello di cui vi ho parlato prima è un pretesto. Un pretesto che serve a raccontare la vita della madre e il suo rapporto con gli altri e soprattutto, con la maternità.
La madre è la madre, non ha importanza il suo nome. Ci viene presentata come se la sua unica ragione di essere all’interno della storia fosse quella di essere qualcuno per qualcun altro. Poi, dopo le prime pagine, ci rendiamo conto che questo ruolo le sta stretto e che ha bisogno di raccontare se stessa.
Il libro è un lungo monologo in cui la madre si indirizza ad un “tu” che in quel momento è in sala operatoria. La figlia che è destinata a diventare il figlio. Un’entità che in quel momento è sospesa tra due stati della materia. Il “tu”, mi si passi il termine, un po’ “ruffiano” ci permette di avvicinarci alla storia come se fossimo noi i destinatari delle parole proferite dalla madre. Il nostro rapporto con lei si intensifica, si fa più emotivo; le sue parole ci accolgono e ci abbracciano.
Mano a mano che l’operazione procede vieniamo spinti nel passato e ripercorriamo i passi che hanno reso quella donna una madre. Ma, allo stesso tempo, impariamo a conoscere cosa ha significato per lei la maternità, impariamo a convivere con il dubbio di aver commesso qualche errore, un qualche errore che l’ha portata fino ai bordi di una sala operatoria.
“La madre di Eva” è un libro toccante, ma non perché tocca un tema controverso come quello del cambio di sesso. Non c’è volontà di raccontare quel fatto per attirare attorno a sé una folla di curiosi, spinti magari dalla voglia di creare un caso umano, di spettacolarizzarlo. Il libro di Silvia Ferrari è più di questo, è un libro sulla maternità, sulla costruzione di sé e su come sia sempre necessario ricalibrare noi stessi a causa dei cambiamenti che ci colpiscono.
Silvia Ferreri, giornalista e scrittrice, è nata a Milano e vive a Roma con un marito fotografo e i loro tre bambini. È stata autrice per Rai Tre e Tv2000 e ha collaborato con Io donna del Corriere della Sera. Attualmente lavora per Rai News 24. Nel 2006 esce Uno virgola due, film documentario di cui è autrice e regista. Nel 2007 pubblica, in cofanetto con il film, Uno virgola due ‒ Viaggio nel paese delle culle vuote, libro inchiesta sulla bassa natalità e la discriminazione delle madri nel mondo del lavoro, con prefazione di Miriam Mafai. Su dazebaonews.it tiene un blog nel quale si occupa di questioni femminili. In rete esiste come materetlabora. La madre di Eva è il suo primo romanzo.