C’è da stupirsi per il tono dei commenti su Internet? A giudicare dalle consuete polemiche sembrerebbe proprio di sì. Tra insulti, minacce, auguri di morte, gli italiani stanno certamente dando il loro meglio. La Rete si conferma sempre più lo specchio della nostra società, uno specchio che amplifica i nostri vizi. Prendiamo il linguaggio: quello della televisione è forse migliore? E quello dei nostri politici? Tra un dito medio e un rutto (libero), i nostri rappresentanti hanno spesso utilizzato la versione comunicativa più trash che esista in circolazione. Non c’è distanza tra il mondo virtuale e la realtà. Andiamo in un bar, facciamo un giro per le strade della nostra città. Un politico, nell’occasione Bersani, ha un grave malore? “Uno in meno, un ladro che se ne va”, oppure “Anche mio nonno è stato male, ma non c’è stato tutto questo casino”. Schumacher è in fin di vita? “Ci sono tanti altri comuni mortali che muoiono sciando”, o “Be’ se la sarà andata a cercare”. Non entriamo, per pietà, nei commenti sui siti o forum sportivi, dove la faziosità manda a dormire la ragione. I commenti sono il segno sicuramente di un deficit culturale ed educativo che imbestialisce la nostra società, ma rappresentano anche un malessere profondo e generale. Il politico viene visto come un ladro – senza distinguere il comportamento delle persone -, un editorialista diventa componente della Casta. Più un personaggio viene sentito come distante, maggiore è il disprezzo. C’è odio, c’è sciacallaggio in chi lucra sulla disgrazia, ma questa è l’Italia. Non è cambiata con Internet, non si è modificata geneticamente con i social network o l’avvento di Grillo sulla scena politica. Semplicemente, prima si sparlava di tutto e di tutti nei bar e nei mercati (e si continua a farlo ora), ma politici, sportivi, giornalisti, stars non lo sapevano. Come facevi a raggiungerli? Dovevi scrivere una lettera, che non sarebbe mai stata letta. In segreto, senza che nessuno venisse a saperlo. Ora invece ci sono i commenti sui siti (e le redazione dovrebbero moderare censurando diversi contenuti offensivi), i post sui social network. Come è facile ora far sentire la propria voce. Vuoi insultare? Puoi. E magari sei contento per il numero di “mi piace” o retweet raccolti. Non bisogna poi dimenticarsi che su Internet è facile nascondersi dietro una maschera. In questo, almeno, la realtà resta migliore: la faccia bisogna sempre permettersela.
Per provare a modificare questo fenomeno, serve un cambio culturale. Inizino i politici a non fare i bulli linguistici, come i giornalisti e tutti coloro che hanno un posto al sole. Ognuno dia il proprio contributo. Senza pensare alla repressione.