E’ successo un po’ di tutto qui a Napoli, nell’ultimo mese e mezzo: World Series di America’s Cup (successo a livello organizzativo, dopo averlo testato sul campo) e partenza del Giro d’Italia.
Vi avevo parlato, nell’ultimo post, dell’Operacion Puerto: dello scandalo che esso comporta, del dottor Fuentes e delle conseguenze nella mia personalissima visione delle cose, non sentirete nessun accenno. Stop. Cerco di raccontarvi un paio di giorni assieme ad uno sport che non sia il calcio. Anche perchè nel mondo del ciclismo c’è Davide Cassani, che ringrazierò sempre perchè è grazie a lui, e alle sue descrizioni minuziose delle salite e di ogni paesino attraversato dal Giro, che amo la bicicletta.
Giovedì 2 maggio: dopo aver ricevuto la conferma, mi avvio verso l’incantevole scenario del Castel dell’Ovo (quartiertappa) per ritirare l’accredito. Cartelloni rosa dappertutto, mi giro sulla destra e vedo il Lungomare, mi giro a sinistra e vedo il Vesuvio ed il golfo. L’ottimismo sale, raggiungo la zona stampa dove è una formalità ritirare l’accredito (compresa la foto fatta con una web-cam che, a detta di qualcuno, mi fa sembrare un narcotrafficante). E’ il giorno delle conferenze stampa: prima i “top-riders” (locuzione presa in prestito dal calcio, sfortunatamente), poi i velocisti ed infine le novità tra cui il primo cinese della storia. Non vi sto nemmeno a dire quanti giornalisti cinesi c’erano. Mi ha colpito molto l’umanità dei ciclisti, una famiglia unita pronta a sostenersi a vicenda. Altro che i calciatori e la supponenza, specialmente quando ti ritrovi ad aspettare l’ascensore con Nibali, Hesjedal ed il trofeo Senza Fine (bellissimo). Ogni volta che finisce una conferenza stampa, i ciclisti si dedicano alle flash con le televisioni: c’è chi ne fa una in più come Cavendish e Wiggins, chi una in meno come Matthew Goss che mi ritrovo affianco mentre gioca con il suo telefonino. Roba che nel calcio non potrebbe mai capitare. Ma il bello deve ancora venire.
Venerdì 3 maggio: c’è la presentazione ufficiale, ci si sposta a Piazza del Plebiscito. Dopo aver passato il post-pranzo con la Tennis Napoli Cup con Starace-Golubev, mi incammino verso la piazza. Ho il pass, quindi riesco ad accedere facilmente alla zona delle interviste. Accade l’impensabile: i ciclisti, dopo la passerella sul palco, tornano verso la zona dove mi trovo io per bere qualcosa e per firmare tanti, tantissimi autografi. Scherzano tra di loro, c’è un Nibali che viene assalito dal suo fan club ed un Wiggins (senza basette) ormai stufo delle continue interviste a cui non può sfuggire. E’ una occasione imperdibile, perciò non mi pento aver chiesto una foto a due mostri sacri come Samuel Sanchez (oro a Pechino 2008, con annesso orecchino a cinque cerchi) e Mark Cavendish (il più forte velocista degli ultimi anni, uno che vince dappertutto). Due mostri sacri, ma due umani a tutti gli effetti: non si sottraggono, ed io mi ritrovo tre belle foto da appendere nell’album dei ricordi (anche perchè, essendo italiano, non posso non chiederla anche allo Squalo Nibali). Finisce qui? Macchè. La giornata termina tardissimo, perchè c’è da fare una scappata nel ritiro di due team dove mi ritrovo fianco a fianco con Danilo Di Luca e Stefano Garzelli. Due tipi niente male.
Sabato 4 maggio: è il grande giorno, si parte con una sorpresa in più: nell’albergo situato affianco alla redazione del sito per cui scrivo, alloggia niente meno che il Team SKY. Bradley Wiggins a due passi, nella calma più assoluta. Altro che Armstrong ed il rischio attentati. Ci presentiamo alle 9 del mattino: i gregari ripassano gli ultimi dettagli, lo staff prepara i pullman ed i meccanici sistemano le biciclette. Wiggins cammina e concede volentieri foto ed autografi, ed io mi ritrovo, grazie all’ottimo Dario David Cioni ormai diventato DS, ad intervistare Dario Cataldo (campione italiano a cronometro). Per una volta, non parlo di calcio ma di qualcos’altro. Che bravo ragazzo, gli auguro le migliori fortune per la carriera. Comunque, tornando a noi, è il gran giorno. Il Giro d’Italia parte da Napoli dopo 50 anni. Però io non ci sono. Le storie non sempre si concludono nel migliore dei modi: la tappa inizia alle 14.20, a Castelvolturno parla Mazzarri alle 14.30. Devo accontentarmi dello streaming mentre torno alla solita routine, tornare a casa e godermi lo sprint finale di Cannonball Cavendish. Inforcare la bicicletta e ripercorrere il tragitto dei corridori allevia un po’ la delusione. Mi rifarò: in fondo, tre giorni come questi avrebbero voluto viverli in tanti, tantissimi. Nonostante non abbia incontrato Davide Cassani.