Mi accingo a parlare del libro di Rodolfo Walsh consapevole di dovermi approcciare a lui con assoluto rispetto. Un libro di questo tipo ti capita due o tre volte nell’arco di una vita. Dopo averlo finito ti lascia dentro una profonda ed indefinibile tristezza. Ma ci arriverò a tempo debito.
“Operazione Massacro” di Rodolfo Walsh è, secondo la definizione di Gabriel Garcia Marquez “Un capolavoro di giornalismo universale“. Eppure, quella di Marquez mi sembra una definizione parziale, limitata, se vogliamo. Una definizione che mette in luce l’aspetto giornalistico dell’opera di Walsh e contemporaneamente ne mette in secondo piano l’aspetto narrativo, emotivo, empatico. Lo chiamano New Journalism quello di Walsh, per quello strano motivo che ci porta a voler dare un etichetta a tutto ciò che non riusciamo ad inquadrare.
Quella di Walsh, a me, sembra, prima di tutto un’opera perfetta, qualsiasi sia la sua natura, qualsiasi siano le sue componenti e la percentuali di ingredienti in essa miscelati. E’ perfetta perché racconta una storia talmente assurda da assumere in contorni della farsa. E’ perfetta perché nel leggerla impari qualcosa, è perfetta perché ti trasporta in un altro luogo e in un altro tempo ed è perfetta perché, pur raccontando dei fatti successi sessanta anni fa ti costringe a fare a patti con la realtà e a comprendere che in fin dei conti ciò che racconta Walsh è successo altre cento,mille, milioni di volte in ogni angolo del globo. Italia compresa.
Quella che racconta Walsh è l’arroganza del potere. La stritolante e asfissiante prevaricazione nei confronti dei cittadini. Coloro i quali dovrebbero essere difesi da quel potere che invece, non possedendo i mezzi per dialogare con il dissenso, si limita a vessarli.
Walsh è magistrale in questa opera. E’ inarrivabile. Nell’edizione LaNuovafrontiera de “Operazione Massacro” è stata inclusa anche “Lettera aperta di uno scrittore alla Giunta Militare”. Lettera che lo porterò alla morte essendo di un giorno anteriore alla scomparsa dello scrittore Argentino.
“Operazione Massacro” anticipa il dramma dei desaparecidos. Racconta gli scomparsi, ammazzati da un plotone di esecuzione improvvisato, attraverso gli occhi dei pochi fortunati ed essere scampati da morte certa.
Assurdo, assurdo, mi ripetevo mentre leggevo le pagine di questo libro. Come può essere che esista tanta calcolata malvagità? Come può essere possibile che si faccia di tutta un’erba un fascio, che si violino regole (avventate) che la stessa Giunta Militare ha stabilito. Come si possono condannare dei cittadini innocenti secondo la legge marziale senza che questa sia ancora entrata in vigore? e perché, perché si deve arrivare al punto che i colpevoli non esistono. Non ci sono.
Non ci girerò attorno. “Operazione Massacro” deve essere parte integrate della vostra libreria. Non sarò mai un lettore completo, ma se un giorno dovessi esserlo sarà anche perché ho letto questo libro grandioso di “Rodolfo Walsh”.
Rodolfo Walsh nasce nel 1924, in Argentina. Scrittore, giornalista e militante politico, nel 1959 a Cuba fondò l’agenzia di stampa Prensa Latina con Jorge Masetti e Gabriel García Márquez. Nel 1961, decifrando un cablogramma della CIA, rivelò al mondo il coinvolgimento nordamericano nell’invasione della Baia dei Porci. Dal 25 marzo del 1977, il giorno dopo aver inviato la celebre Lettera aperta di uno scrittore alla Giunta Militare, il suo nome compare nella lunga lista dei desaparecidos. Ma né il suo sequestro né la sua uccisione sono mai riusciti a ridurre al silenzio le sue parole, un esempio universale di rigore morale e lotta per la libertà.
La traduzione di questo grande libro è spettata ad Elena Rolla. I miei complimenti per aver saputo mantenere inalterata la sensazione di assurdità che si respira in tutto il libro.