CHI: Miguel de Unamuno, uno dei massimi letterati a cavallo tra ‘800 e ‘900
COME: con un esperimento letterario chiamato Nivola, ideato dall’autore stesso
DOVE: Salamanca, Spagna
QUANDO: 1914
“La verità, mio caro Augusto, è che non puoi ucciderti, perché non sei vivo, e che non sei vivo – e nemmeno morto – perché in realtà non esisti”
Immaginate la scena: siete il protagonista di un romanzo e non vi piace la situzione in cui siete o non riuscite a risolvere un problema (in questo caso intellettuale) che vi state ponendo. Che fate? Uscite dal libro per andare a cercare l’autore e far valere le vostre ragioni. L’autore in questione è Miguel de Unamuno, il personaggio è Augusto Perez e il romanzo è Niebla, Nebbia.
La scena me la riesco a immaginare perché – in un certo senso – l’ho girata anche io: sono stato a Salamanca, ho percorso sue le stradine strette e gibbose e sono stato a visitare la casa di Unamuno. E mi sono immaginato il dialogo nella sua bellissima biblioteca tra lui e il protagonista del romanzo: una litigata bella e buona finita in modo brusco e che ha avuto conseguenze tragiche.
Il romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel 1914 e gettato tra le trincee della grande guerra a frantumare se stesso, il protagonista e l’autore. E proprio l’intreccio romanzo-protagonista-autore è quello che rende speciale questo libro.
La trama è di per sé piuttosto semplice almeno fino al capitolo 31: da lì in poi inizia un altro libro. Un dialogo serrato tra l’autore e il personaggio principale che – tra accuse reciproche di “inesistenza” – si conclude con la mesta uscita di scena del protagonista, rassegnato alla morte per mano dell’autore.
Qualche dettaglio in più va dato, per incuriosire chi ancora non conoscesse quest’opera.
La vita di Augusto è avvolta in una sorta di nebbia non fisica ma spirituale che non gli consente di vivere appieno, di accorgersi di quanto accade attorno a lui ma nemmeno di quanto accade dentro di lui. Incontrerà delle donne sulla sua strada, se ne innamorerà (o crederà di innamorarsi), sarà sul punto di sposarsi quando una tremenda delusione lo porta alla decisione di suicidarsi. E fin qui il romanzo, con i fatti, la trama, i personaggi; insomma tutti gli ingredienti che ci aspettiamo di trovare. E fin qui non sarebbe stato – lasciatemelo dire sottovoce – niente di speciale; il libro diventa speciale quando Augusto decide di incontrare l’autore del libro (autore incidentalmente anche di un saggio sul suicidio). Quindi esce dal libro (e dalla nebbia) e si confronta con Unamuno. È un confronto serrato in cui l’identità di Augusto si frammenta e diviene indecisa e indefinita.
Due immagini permettono di capire meglio cosa intendo con frammentazione: la prima è il gioco di specchi. Cosa succede se si mette uno specchio davanti ad un altro specchio? Accade una moltiplicazione verso l’infinito e l’indefinito dello specchio stesso. L’essenza dello specchio “rimbalza” e si modifica, in una eterna mediazione che finisce con lo sbriciolarlo. Lo stesso succede al protagonista. Dal confronto con “l’altro se stesso” (l’autore), la figura di Augusto Perez esce del tutto “sciolta”: la sua identità è distrutta, la sua libertà risulta condizionata dal suo creatore, la volontà è del tutto capovolta (voleva suicidarsi, ora vuole vivere).
Un altro riferimento utile per spiegare un po’ di più questo testo, è strettamente storico: il libro esce nell’anno di inizio della grande guerra. Le conseguenze sulla vita degli individui sono ovvie: la guerra in generale, e quella in particolare, è il totalmente altro rispetto all’identità. È la massima spaccatura e la massima divaricazione dell’individuo – dovuta ad altri individui – e questo passaggio attraverso l’altro genera un individuo nuovo e anche una scrittura nuova. Esempi di come sia cambiata la scrittura a inizio Novecento non ne farò, li conoscete senz’altro tutti.
Voglio infine fare un cenno rapido (con la promessa di ritornare sull’argomento) ad una ulteriore chiave di lettura del romanzo, fornita direttamente dalla scienza del 900. Sono gli anni del definitivo crollo delle geometrie euclidee (oltre che di una serie di scoperte “sconvolgenti” e “anti-intuitive”) e da lì in poi “inizia un periodaccio” per le idee di certezza assoluta, individuo e verità. Senza dilungarmi, dico solo che forse il surrealismo di Unamuno e di Niebla, in realtà fotografa in maniera estremamente realista la realtà che la scienza e la storia hanno costruito negli anni di uscita del libro. Forse, cioè, l’uscita dalla nebbia del personaggio è solo l’ingresso in una nebbia ancora più fitta dalla quale – purtroppo – crediamo di essere usciti.
Se un libro come questo esce dagli scaffali, scompare nella nebbia è un crimine letterario. Per cui, Fazi ci fa un grande regalo nel pubblicare questa nuova edizione del grande e più famoso libro di Miguel de Unamuno. Libri come questi non devono mai uscire dal commercio.