A volte mi sembra che l’arte del racconto sia sottovalutata. Giriamo in torno alla cosa, ma come mi ha detto un amico che lavora in una libreria, quando gli proponi un libro di racconti sembra quasi che tu li abbia offesi pesantemente.
A me i racconti sono sempre piaciuti molto, devono essere tra le prime cose che ho letto quindi tutti questo astio nei confronti della forma breve non lo capisco, ma quando mi capitano in mano libri come “Le forze misteriose” lo capisco ancora meno.
Intendiamoci, fa molto figo essere considerato uno di nicchia che legge roba di nicchia in una nicchia, ma non potete sapere cosa vi perdete quando non date una possibilità a libri del genere.
“Le forze misteriose” è ovviamente una raccolta di racconti. L’ha scritta Leopoldo Lugones e anche solo il nome vi dovrebbe bastare per scendere sotto casa e farvi arrivare il libro. Sono dodici racconti che, come si dice in questi casi, sono uno più bello dell’altro. E soprattutto, sono racconti che vi sveleranno anche che Lugones è responsabile di aver influenzato molti degli scrittori famosi di cui i vostri amici si riempiono la bocca. A questo comunque arriviamo dopo.
Lugones ha una maestria senza pari nel mescolare realtà e irrealtà. Mi pesa chiamarla fantascienza perché non si tratta semplicemente di astronavi che vengono dallo spazio con il loro carico di omini verdi. Lugones lavora sempre all’interno di un territorio ristretto in cui il reale, il possibile e l’impossibile si mescono tra loro dando vita al racconto. Racconti che spesso partono da solide basi scientifiche e le sovvertono, racconti che inquietano e fanno rabbrividire. Racconti che lasciano spaesati e non si tolgono più dalla testa. Solo i migliori racconti abitano nella nostra testa per secoli. “La pioggia di fuoco”, un racconto che parla da vicino della fine di Gomorra è sensazionale. Tecnicamente perfetto e con un finale che lascia a bocca aperta. “Un fenomeno inspiegabile” ha un tocco gotico da storia di fantasmi senza che questi vengano chiamati in causa.
Dodici racconti e non ho voglia di pensare a quale possa essere il mio preferito. Il libro, nel suo complesso, è uno degli oggetti che potreste voler regalare a qualcuno che come me apprezza la forma breve.
Quando poi aprirete un libro di Borges, di Cortazar o Horacio Quiroga e troverete che ci sono punti di contatto tra l’opera di questo scrittore morto suicida e tre dei più grandi scrittori sudamericani non dite che non ve l’avevo detto che in “Le forze misteriose” c’è roba forte.
Ottima la traduzione di Francesco Verde, verrebbe da dire che è uno di quelli che i racconti li legge e se li gode pure.
Leopoldo Lugones (1874-1938) nacque nella provincia di Córdoba, in Argentina, ricevendo dalla madre una severa educazione cattolica e un’iniziale formazione letteraria. Dopo aver mosso i primi passi nell’ambito del giornalismo e della poesia (firmando i propri componimenti con lo pseudonimo di Gil Paz), intraprese un lungo viaggio in Europa, esperienza all’epoca considerata imprescindibile per far parte dell’élite letteraria di Buenos Aires.
Nel corso della sua vita fu giornalista, poeta – influenzato inizialmente dal simbolismo francese e poi dal modernismo europeo (in particolare nelle opere Los crepúsculos del jardín, 1905, e Lunario sentimental, 1909) –, ma anche prolifico autore di racconti (La guerra gaucha, 1905, Las fuerzas extrañas, 1906, Cuentos fatales, 1924), nonché studioso di occultismo e teosofia. Dopo aver aderito alla massoneria nel 1889, fu protagonista di successive giravolte ideologiche, passando dal socialismo al liberismo fino ad approdare al nazionalismo autoritario (con la fondazione, nel 1929, del partito parafascista Liga Repúblicana).
Il 18 febbraio 1938, in preda a una pesante crisi depressiva dovuta a delusioni amorose e politiche, Lugones si tolse la vita in un hotel di Tigre, ingerendo un mix letale di cianuro e whisky.