Il mese di dicembre è stato pieno di letture. Molto più del solito. A fine anno ho la tendenza ad andare a recuperare quei libri che mi avevano fatto una buona impressione alla loro uscita, ma che per problemi di tempo o anche semplicemente per il fatto che non si può leggere davvero tutto il catalogo di un editore, avevo lasciato da parte.
E’ il caso di “La metà del diavolo” di Joseph Incardona.
Per parlare di Incardona mi tocca iniziare da Julio Cortázar. Il motivo è semplice. Nel 1982 il buon Julio e la sua compagna Carol Dunlop intraprendono un viaggio singolare. Entrano in autostrada con l’idea di passarci le loro vacanze. Saltano da un’area di servizio all’altra. “Gli autonauti della cosmostrada” diventa il libro diario di questo viaggio che solo Cortázar poteva immaginare e mettere in pratica. Fin dal giorno in cui ho letto questo libro le autostrade francesi e le relative aree di servizio mi erano sembrate un luogo quasi paradisiaco in cui perdersi. Le associavo alla memoria di una persona meravigliosa che avrei tanto voluto conoscere.
Incardona ha frantumanto questa immagine idilliaca e va bene così. Nelle aree di servizio immaginae da Joseph Incardona abita un serial killer di bambine. Quelle aree di servizio, quei tratti autostradali danno ospitalità a prostitute, transessuali, ladri e tossicodipendenti e fanno da teatro ad un dipanarsi di umanità priva di scrupoli e di morale. In questo scenario si incasona la lotta a distanza tra Pascal il serial killer e Pierre, padre della prima vittima e giustiziere. Ma oltre ai due personaggi principali c’è un corollario di personaggi cosidetti secondari che non sfigurano affatto. La moglie di Pierre, Ingrid, ormai ridotta ad un corpo privo di contenuto. Julie e Gaspard travolti da una passione animale mentre si consuma l’orrore. Marc incapace di offrontare la disperazione.
Quella di Incardona è una scrittura martellante. Frasi brevi, impilate una dietro l’altra a battere nella testa un ritmo che scava nella nostra scatola cranica e si impossessa di noi.
Dipinge il male Incardona, un male privo di scrupoli, senza ripensamenti. Un male sordo alla pietà. Lo fa in un modo magnifico, lo fa facendoti torcere le budella, lasciandoti una tenue luce di falsa speranza e poi togliendoti anche quella. Lo fa intessendo una tela in cui il destino ha la sua parte. Il destino muove i personaggi come burattini fino al fatale incontro finale. Un finale che mi porterò dentro per parecchio tempo. Un finale in cui l’ineluttabilità del destino umano si avvinghia al libero arbitrio, in cui il cinismo crudo e nero del male viene soverchiato dalla compassione dell’ultima riga.
Se come me vi siete lasciati scappare questo libro rimediate all’errore. Forse avrete gli incubi, forse guarderete le autostrare e le aree di servizio in modo diverso, forse, avendo dei bambini, cambierete le vostre abitudini, sicuramente avrete letto un libro che non dimenticherete facilmente.
(…) Inserire qui un commento per NNeditore che non abbia ancora scritto. La vedo dura.
Buonissima la traduzione di Claudine Turla. Una spinta delicata per entrare in un mondo da incubo.
Joseph Incardona è nato nel 1969 da madre svizzera e padre siciliano, e vive a Ginevra. Scrittore e sceneggiatore, ha pubblicato racconti, romanzi e graphic novel: Tra i suoi titoli, Aller Simple pour Nomad Island, 220 Volt, Lonely Betty (Grand Prix du Roman Noir) e Taxidermie. Con La metà del Diavolo (Derrière les panneaux, il y a des hommes) ha vinto il Grand Prix de Littérature Policière nel 2015.