Il libro di cui sto per raccontare non è un gran libro, un lavoro eccellente, un bestseller. E’ proprio una figata.
La storia narrata, che si rivelerà per alcuni assurda, per altri addirittura ridicola, potrebbe capitare a ciascuno di noi come tante altre, ma poi guarda caso a me o a te non capita mai.
Un uomo si separa dalla moglie, la figlia adolescente rimane con la madre. Lui, da Bernardo diventa Benny, ma la sostanza rimane uguale o addirittura si riduce in consistenza , in spessore. E davanti a noi lettori, l’autore Stefano Solventi fa passare tante altre immagini della società contemporanea che è fatta solo, di immagini, di bilioni di foto scattate e mai stampate, di file .jpg che ora dopo ora soppiantano quelli precedenti, solo perchè abbiamo mandato indietro la tagliata di manzo, e fatto sostituire la rucola con l’insalata gentilina di Trieste.
Tutte queste foto ci illudono che la vita vera sia fatta di post dopo post, di pin dopo pin, nuovi ambiziosi obiettivi, nuovi stimoli, favolosi traguardi, ma esaurita l’accelerazione iniziale, posatasi a terra la polvere ecco il nulla.
Il ritmo che l’autore dà al libro è incalzante fin dall’inizio, intenso, i dialoghi vivi, concreti ti fanno entrare nel racconto e sedere al tavolo dei protagonisti, per partecipare al dibattito. Vivrete una storia che cresce gradualmente di intensità e accresce il ben noto desiderio di “sapere come va a finire”, fino alle ultimissime pagine. Fantastico. Mi ha fatto ricordare” La versione di Barney” di M. Richler,e non vi dico perché. Spero che capiti anche a voi di farvi coinvolgere cosi tanto, da arrivare ad incazzarvi con uno dei personaggi. Ad un certo punto mi è venuta voglia di strappare una pagina e metterla sopra ad una pentola in ebollizione, per staccarne il personaggio cosi come facevo da ragazzo con i francobolli sulle buste.
Torniamo a Benny. Si può ritenere fortunato. La sua nuova vita gli ha regalato o fatto scoprire un ombra. Ognuno di noi, da quando nasce porta con sè la sua ombra direte voi, e più si cresce più quell’ombra può incarnarsi e diventare croce, e precipitarci nel mondo delle ombre. Ma Benny come detto è fortunato. Quell’ombra, che l’autore definisce LUCE PARZIALMENTE NEGATA, oscura, annebbia il suo sguardo sul futuro, lo filtra, talvolta lo acuisce, così da tenere l’uomo in costante allerta, con i piedi per terra. Meglio così. In un gioco schizofrenico durante il quale Benny fa ombra ai suoi amici/personaggi/parenti che vivono con lui questa storia per certi versi miracolosa, spesso è lui ad essere avvolto dalla presenza ombrosa degli stessi personaggi che lo usano per i propri interessi. In una gara a chi pesa di più, se un ombra o l’altra, è invitato a fermarsi, a fare questa azione semplice ma non scontata, e nelle lunghe attese in improvvisate sale d’aspetto, ora sfarzose ora pietose, avrà modo di riflettere sulla vera potenza di questa considerazione:
“Se uno ti paga ed è felice perchè gli racconti fregnacce, tu gli racconti fregnacce. Dov’è il problema ?”
Leggete “La meccanica delle ombre” perchè fregnacce ne diciamo tante, tutti, spesso, più di quanto pensiamo. Dov’è il problema ? Le ombre fanno brutti scherzi. Buona lettura.
“Quell’immagine nostalgica e stradaiola gli piaceva, suggeriva la voglia di non rassegnarci alla scomparsa dei sogni, degli slanci, del coraggio. E copriva alla perfezione al zona dove affiorava l’ombra. La sua ombra.”