Prendo in mano “La lottatrice di sumo” di Giorgio Nisini e dalla copertina non so cosa aspettarmi, la cosa mi piace.
Mi capita sempre meno spesso di aver una dannata voglia di finire un libro il prima possibile. Chiariamoci, i libri di cui chiacchiero qui li leggo tutti, ma in tempi diversi. Alcuni necessitano di tempi più dilatati, altri invece esigono una lettura compulsiva. “La lottatrice di sumo” di Giorgio Nisini appartiene a questa seconda categoria.
Il fatto è che mentre le pagine che mancavano alla fine si assottigliavano io si faceva sempre più forte in me l’idea che alla fine sarei rimasto con il fiato sospeso. Quindi temevo il colpo di scena, l’espediende da mago per lasciare aperte tutte le porte.
Questo timore, l’ho capito alla fine, era infondato. Non conoscevo Nisini, non potevo sapere che è uno scrittore che gioca pulito, che non stordisce con i fuochi d’artificio, ma ti ammalia con la trama.
La storia de “La lottatrice di sumo” è la storia del professore Giovanni Cadorna, una persona super organizzata che in gioventù aveva una ragazza, Margherita, che poco prima di morire a causa di un incidente gli aveva regalato un quadro, “La lottatrice di sumo“, appunto.
Come succede nella vita di tutti i giorni che passano si depositano come una coltre di polvere sul nostro passato, oscurandolo, rendendolo diverso da ciò che era. Per una serie di fortunate coincidenze il nostro Professore inizia a scavare nel proprio passato, si fa strada attraverso un matrimonio fallito e una figlia che non è ciò che lui avrebbe voluto che fosse per arrivare a decifrare il significato (se c’è) di quello strano quadro e per comprendere appieno i poteri medianici dell’uomo che quel quadro potrebbe averlo dipinto : Massimo Golem.
Giorgio Nisini scrive un libro dall’aura poetica, con uno stile di scrittura avvolgente e coinvolgente. E’ una scrittura che privilegia la riflessione, che da spazio ai pensieri del lettore. Per quel che mi riguarda mi piace pensare che sia un libro che racconta come il passato influenza il nostro presente. Un libro in cui ciò che siamo viene messo in relazione con ciò che eravamo, per farci comprendere che nel flusso della nostra vita nulla è disgiunto dal resto.
Poi, si possono cercare significati sulla forza dell’amore che travalica la morte, sui mille bivii che ci vengono incontro e sulle scelte che facciamo quasi senza pensare, si può pensare all’arte come forma di recupero della memoria, alla necessità di lasciare che ognuno di noi compia il proprio destino in piena autonomia e forse, proprio su queste molteplici interpretazioni si fonda la forza di questo libro.
Io non posso sapere cosa avesse in mente Giorgio Nisini, non ho nemmeno letto le sue interviste per non farmi influenzare da messaggi che magari non avevo colto.
Quello che posso dire con certezza è che leggere “La lottatrice di sumo” mi ha staccato dal flusso quotidiano degli eventi e mi ha regalato qualche ora di dolce svago, mentre ricordavo tutte le persone importanti del mio passato. Quelle persone che mi hanno fatto arrivare fino a qui, ovunque sia quel “qui”.
Mi stupisco sempre quando vado a dare un’occhiata al catalogo Fazi. Vicino a libri profondamente distanti dalle mie letture consuete ci sono altri libri che sembrano essere stati pubblicati pensando a me. Non sono così egocentrico da pensarlo davvero, però fa piacere crederci un po’.
Giorgio Nisini, nato nel 1974, è scrittore e saggista. È autore dei romanzi La demolizione del Mammut, Premio Alvaro Opera Prima e finalista al Premio Tondelli, e La città di Adamo, selezione Premio Strega 2011.