Ho sempre avuto una certa passione nei confronti dei libri che parlano di Jazz e dei musicisti che creano questa soave musica. Mi sono approcciato a “La leggenda del trombettista bianco” di Dorothy Baker con la speranza di ritrovarci dentro locali sommersi da nuvole di fumo, bottigli di whisky svuotate, bicchieri pieni d’alcol buttati giù in un sorso e tanta musica.
Il libro di Dorothy Baker non ha deluso le mie attese e mi ha regalato la storia di Rick Martin. Martin è un ragazzo parcheggiato dagli zii, ma della sua famiglia adottiva veniamo a sapere poco o nulla. Cosa che in un certo senso ci dice già qualcosa del personaggio. Uno spirito libero che segue la strada che ha deciso di intrapendere con devozione ed impegno, ma che al contempo sembra mancare di una struttuta affettiva che lo possa sorreggere nel momento in cui le cose dovessero andare male. E le cose, prima o poi, vanno male. Sempre.
Rick impara a suonare da giovane, ma inizia con il pianoforte. Ne trova uno quasi inutilizzato all’interno di una confraternita religiosa. Vi impara le note attraverso la ripetizione ossessiva degli inni. Poi però succede che l’incontro con altri musicisti che il suo amico Smoke gli fa conoscere, lo porteranno a passare alla tromba, di cui diventerà un virtuoso. Rick è un ragazzo bianco che frequenta un gruppo di musicisti di colore. La cosa, come potrete immaginare, non era ben vista all’epoca. Questo però non è un libro sulla segregazione raziale e il messaggio, forse, nel caso delle scorribande di Rick e Smoke, è che se un bianco e un nero se la spassano per locali, non c’è nulla di cui parlare.
La carriera di Rick Martin decolla, se suona lui c’è il pienone, la gente grida a squarciagola per un bis.
Poi però arriva l’incontro con una donna e le cose non saranno più le stesse.
Dorothy Baker riesce a trasmettere in queste pagine tutta la magia del Jazz, la capacità mitopoietica di questa musica, il riuscire a generare leggende. E fa tutto giò con una scrittura brillante, un periodare sicuro e una spiccata abilità nel raccontare l’animo delle persone con pochi tocchi ben assestati.
Ho letto questa storia con un sottofondo costante di Jazz. Non so se la colonna sonora giusta possa servire a migliorare un libro, in questo caso, per quello che mi riguarda, non passava pagina che non vedessi davanti a me Rick Martin tirar fuori dalla sua tromba melodie straordinarie.
Davvero ottima la traduzione di Stefano Tummolini. E’ riuscito a ricreare quell’atmosfera soffusa che si sposa a meraviglia con l’ambientazione.
Dorothy Baker è nata a Missoula, nel Montana, nel 1907 ed è cresciuta in California. Laureata presso la UCLA, dopo aver conseguito un Master of Arts in Letteratura francese, insegna per alcuni anni Latino. Dopo la pubblicazione di alcuni racconti inizia a scrivere a tempo pieno. Nel 1938 pubblica Young Man with a Horn, romanzo su un musicista jazz bianco, che conquista la critica e da cui nasce un film interpretato da Kirk Douglas. Nel 1943 pubblica Trio, il cui ritratto onesto di una coppia lesbica scandalizza l’opinione pubblica.