E pensare che sembra un libro così leggero, innocuo quasi. Quel cacatua in copertina, bianco candido, la copertina bianco Nottetempo, il peso tutto sommato esiguo, il carattere leggibile, il numero di pagine. Tutto contribuisce all’apparenza.
Ed invece “Il grande animale” di Gabriele di Fronzo mi ha trascinato in una spirale depressiva in cui sono comparse, via via, le immagini di un castoro imbalsamato a casa degli zii toscani, il rumore del bisturi di un’operazione subita anni fa, il freddo di una casa vuota dopo il trasloco e il gelo di mio nonno mentre lo abbracciavo poco dopo la sua morte.
Questo tanto per farvi capire il clima del libro che andrete a leggere. Non per spaventarvi, perché comunque voi siete lettori consapevoli e non vi tirate indietro di fronte a nulla, ma per mettere le cose nella giusta prospettiva.
Francesco Colloneve è un tassidermista. Non ha moglie e figli, a quanto ne sappiamo non ha rapporti umani al di fuori dei clienti e dei negozianti che gli vendono i materiali utili al suo lavoro. Ad un certo punto della propria vita è costretto a tornare a vivere con il padre ormai morente. La madre li aveva abbandonati quando Francesco era ancora bambino. La convivenza forzata contribuirà a riportare a galla ricordi del passato. Le violenze fisiche e psicologiche che hanno fatto di Francesco quello che è torneranno a fargli visita perché lui non le ha dimenticate, mentre il padre sembra averle impastate con la fragilità della vecchiaia, in quei momenti in cui si diventa indulgenti con se stessi perché il tempo è agli sgoccioli e i rimorsi non si portano in tomba.
Le descrizioni minuziose, precise, sembrano quasi essere un influsso diretto del comportamento burbero e violento. Sono il risultato del regime di timore e attesa lentamente imposto dal padre ad un figlio che chiedeva solamente di vivere con un po’ di spensieratezza la propria vita, la propria infanzia e l’adolescenza. Quel soffermarsi ossessivamente sugli strumenti di lavoro (suoi e degli altri), sulle pratiche utilizzate per imbalsamare gli animali, sulle modalità con cui si prepara un cadavere per un funerale, quella tendenza ad accumulare liste di oggetti, a cercare un ritmo nelle cose della vita, mi sembra un modo per darsi una routine, un equilibrio. Oppure semplicemente un sistema per mettere tra sé e il mondo una barriera. Una persona che per sfuggire le dinamiche umane ha deciso di concentrarsi sugli animali morti. Quasi come se il gelo avesse rattrappito il suo cuore.
Poi il padre muore e Francesco si trova a dover affrontare il più imponente lavoro di imbalsamazione che essere umano abbia mai provato. Affronterà questa impresa con determinazione e con la forza nervosa data dalla disperazione. Di che lavoro si tratti non ve lo dirò per non rovinarvi le ultime strepitose pagine del libro.
Il romanzo di Di Fronzo è composta da una serie più o meno lunga di “immagini”. Brevi capitoli che arrivano subito al punto. Anche in questo caso la scelta della struttura del romanzo mi fa pensare all’instabilità di Colloneve. Un procedere a strattoni. Probabilmente il capitolo più lungo è quello della preparazione del padre e in qualche modo segna un punto di svolta nella narrazione.
Una scrittura, quella di Di Fronzo, davvero notevole. Se dovessi descriverla utilizzerei un oggetto: il bisturi. Freddo e lucido, tagliente e preciso.
Leggendo “Il grande animale” ci sono stati dei momenti in cui il distacco che sentivo nella scrittura utilizzata da Di Fronzo mi faceva venire i brividi lungo la schiena. MI sembrava che Colloneve emanasse gelo, me lo vedevo chino sui suoi animali, mentre staccava la pelle del pitone, mentre armeggiava con i suoi attrezzi del mestiere, con uno sguardo vuoto e assente.
Questo non è un romanzo improvvisato, ad un’opera del genere ci si arriva dopo montagne di pagine lette e scritte. E la cosa mi fa ben sperare per il futuro.
Le ultime uscite di autori italiani targate Nottetempo mi hanno lasciato senza fiato. Questa apnea deve continuare.
Gabriele Di Fronzo è nato a Torino nel 1984. Collabora con L’Indice dei Libri del Mese. Ha pubblicato racconti su Nuovi Argomenti e Linus.