Ci sono delle volte in cui due piani differenti si uniscono e creano una perfetta armonia. Capita a volta che, di una coppia, diciamo che sono persone nate per stare assieme, fatte l’una per l’altra. Io ho avuto questa sensazione mentre leggevo “Quando sarai vento” di Gianfranco Di Fiore. La sensazione che la copertina di questo libro riassuma in una maniera brillante e toccante il contenuto del libro stesso. Non un’impresa facile a volerla dir tutta perché Gianfranco Di Fiore non ha lesinato con le parole.
Partiamo da un punto. Non so nemmeno da dove cominciare per raccontare la trama di questo libro. Mi viene da dire che il personaggio principale è Abele, appassionato di Curling, che lascia casa nel Cilento per studiare i venti sul Gran Sasso. Lascia una madre con la sindrome di Asperger e una sorella con ben altri problemi che ogni tanto gli manda dei video. Qualcosa lascia e qualcosa trova. Trova ad esempio Livio, un omosessuale che nella vita ho sofferto parecchio, trova i coniugi Hensel sedicenti ebrei sfuggiti alla repressione nazista che mettono in scena delle grottesche scenette in cui si travesto da SS e poi Marlena, ragazza fragile attratta dal dolore. E Beatrice colei che rimescolerà l’equilibrio. Sullo sfondo l’Aquila ferita dal terremoto, un insieme desolato di strade sconnesse e palazzi distrutti. Un panorama di macerie che fa da palcoscenico alle macerie interiori.
Vedete, era da un bel po’ di tempo che non mi trovavo davanti ad un libro di una densità simile. Un piccolo Everest da scalare con pazienza, ma al contempo un viaggio bellissimo da gustarsi. I personaggi sono tratteggiati alla perfezione, la coppia dei vecchi Hansel è qualcosa di narrativamente pazzesco. Una crudeltà quasi bestiale (in questo senso la scena dei cani è esemplare).
Mentre leggevo “Quando sarai nel vento” non ho potuto fare a meno di accostare quest’opera a quella di un altro scrittore. Non so dirvi di preciso per quale motivo mi sia venuta in mente questa associazione. Probabilmente per la malinconia che si respira, per i personaggi che a tratti sembrano vivere una realtà parallela. Per questi e forse per altri motivi “Quando sarai nel vento” mi ha ricordato Haruki Murakami.
Attualmente questo libro è nella cerchia dei titoli in odore di Strega. Non so se il suo viaggio continuerà o meno, ma so che se compisse una paio di passi in avanti sarebbero meritati perché la narrativa italiana è viva e lotta.
Gianfranco Di Fiore è nato ad Agropoli nel 1978 in una famiglia di musicisti. Da sempre affascinato dalle «storie», ha lavorato nel mondo del cinema e della pubblicità, in Italia e all’estero, come sceneggiatore, regista e montatore, collaborando per anni con il Giffoni Film Festival. Dopo l’esordio nel 2011 con il romanzo La notte dei petali bianchi (Laurana Editore), ha pubblicato diversi racconti in varie antologie.