Non mi è difficile comprendere il motivo per cui il regime Nazista ha voluto gettare al rogo questo libro. Un libro che parla di disperazione umana, di lotta contro le autorità prestabilite, un’esplosiva voglia di libertà che potrebbe essere insita nei protagonisti oppure una reazione alla realtà che sono costretti a vivere quotidianamente. Quindi qualcosa che potrebbe essere un sintomo di una ricerca al di fuori dei confini imposti oppure la scelta del meno peggio. E poi, miseria, fame, alcol.
“Fratelli di sangue” non descrive un mondo positivo ed è stato scritto è ambientato nei primi anni trenta del secolo scorso. La prima guerra mondiale mostrava ancora i propri effetti sulla popolazione e una certa animosità cavalcata da Hitler sarebbe sfociata nella seconda, ancora più cruenta guerra. Il popolo tedesco allora cercava rivalsa, i protagonisti di questo libro, i Ludwig e i Willi, gli Ulli, i Fred i Jonny e tutti gli altri cercavano una sopravvivenza dignotosa. I ventuno anni era lo spartiacque tra il vagabondare con il rischio di essere sbattuti nei centri di correzione e il vagabondare senza nessuno che potesse infastidirti. E nemmeno darti una mano.
Il libro racconta la storia di questi ragazzi, un intreccio continuo delle loro vite, una trama che è vita dall’inizio alla fine e Ernst Haffner, con piglio a tratti giornalistico, fa un resoconto di quanto sia difficile vivere in Germania negli anni trenta. Lo fa senza addolcire la pillola, con precisione, quasi a voler fotografare semplicemente cosa la vita gli sbatte davanti al grugno. Il narratore però è umano, a volte si lascia alle spalle quel tono formale e descrittivo per rivolgersi direttamente ai personaggi di cui racconta le vite e pregarli, quasi in ginocchio, di ponderare bene le proprie scelte, perchè il baratro per loro è vicino.
Molto buona la traduzione di Madeira Giacci, credo sia riuscita ad entrare in sintonia con il libro è ciò lo fa suonare bene.
Ben poco si sa di Ernst Haffner, le cui sorti si perdono con l’avvento del nazionalsocialismo. È stato giornalista e assistente sociale a Berlino tra il 1925 e il 1933. Poi è scomparso, presumibilmente nel corso della seconda guerra mondiale, in circostanze misteriose. Fratelli di sangue è il suo primo e unico romanzo, nonché la sola traccia che si è lasciato alle spalle.