Pochi libri mi hanno rapito con così tanta velocità, pochi personaggi femminili mi hanno fatto sembrare che la differenza tra uomo e donna il letteratura sia effimera e convenzionale.
Nel momento in cui ho letto la disperazione di Alma al pensiero di aver sbagliato autobus e di non poter essere a casa ad aspettare l’arrivo da scuola della figlia Maribel, in quel momento ho assorbito dentro di me l’angoscia dell’essere impotenti davanti alle cose più grandi di noi.
“Anche noi l’America” di Cristina Henríquez è un romanzo corale, a più voci, nel quale però risaltano tra tutte due figure. Quella di Alma, madre di una bambina con un ritardo cognitivo e moglie di Rafael costretto a raccogliere funghi al buio pur di mantere la famiglia. Quella di Mayor, fratello minore meno dotato, figlio con un padre rigido che vorrebbe avere figli perfetti. Sensibili e quindi preso di mira, gracile dentro e fuori. Nel salto tra un personaggio e l’altro si incastrano altre figure minori che però contribuiscono a dare pienezza al ritratto complessivo.
E veniamo alle sfumature di questo ritratto. “Anche noi l’America” è il racconto di uno sradicamento, di una perdita di radici (a volte come nel caso di Mayor appena intuita), ma è anche il racconto di un vuoto. Il vuoto di chi si trova nel mezzo tra il luogo di origine e un posto che fatica a chiamare casa.
Ecco quindi la difficoltà a comprendere le dinamiche, la frustrazione per non essere compresi, non solo capiti nel linguaggio, ma nei gesti, nelle tradizioni, nell’essenza di ciò che si è e non si riesce a comunicare.
Quella della Henriquez è una scrittura giornalistica quando indaga gli aspetti essenziali e torbidi dell’immigrazione. Diventa pura carica narrativa quando esplora l’interno dei personaggi mettendo a nudo il terrore e il senso di non appartenenza.
Come molti di voi già sanno nutro un interesse quasi maniacale nei confronti delle uscite di NNeditore. A volte mi chiedo come sia possibile che una casa editrice nata da poco più di un anno abbia pubblicato, in quest anno, tra le migliori cose del Panorama (pun intended) editoriale. Mi devo augurare quindi che mantengano intatta quella scintilla che fino ad ora ha permesso al loro fuoco di bruciare.
Grandiosa la traduzione di Roberto Serrai. Davvero un piacere da leggere. Dalle parole della sua prefazione si capisce perfettamente il piacere che ha avuto non poter lavorare con “Anche noi l’America”.
Cristina Henríquez è autrice della raccolta di racconti Come Together, Fall Apart, che è stata Editors’ Choice del New York Times, e del romanzo Il mondo a metà (Fazi, 2010). I suoi lavori sono stati pubblicati su The New Yorker, The Atlantic, The American Scholar, Glimmer Train, Ploughshares e Oxford American, oltre che in varie antologie. Vive in Illinois. Anche noi l’America ha ispirato un progetto tumblr: The Unknown Americans Project.