Un tarlo. Un pensiero latente che occupa la mente da ieri. Possibile che sia in atto un complotto e non ce ne stiamo accorgendo? Forse siamo troppo occupati a inseguire le notizie provenienti dal mondo, preoccupati da una crisi politica ed economica che attanaglia l’Italia in una morsa che solo Dio sa quando si potrà allentare, talmente immersi in questi affanni quotidiani che non ci siamo resi conto che qualcuno sta manipolando il campionato di calcio.
Sì, perché se non ci crede più nella buonafede degli arbitri – Moratti dixit – significa che il principale sport italiano è vittima di una longa manus che falsa il regolare andamento delle partite. Se i direttori di gara entrano in campo per sfavorire una squadra, lo fanno rispondendo a chiare indicazioni? Sarebbe anche interessante comprendere le ragioni per le quali una squadra – che in passato non subì rigori contro per 53 ragioni consecutive – prima sia stata favorita e ora svantaggiata.
Quando si parla di arbitri si dimentica sempre un fattore. Sono essere umani. Come tali sbagliano, come tali possono essere bravi e meno bravi, come tali sono soggetti al clima che li circonda. La storia del nostro calcio ci ha abituato a cicli – non solo di vittorie – in cui una squadra non si vede fischiare calci di rigore a favore per periodi lunghi. Ci sono periodi in cui una squadra non si vede fischiare rigori contro per un arco di tempo considerevole. Ci sono periodi in cui a una squadra vengono concessi calci di rigore a ogni caduta in area.
Gli arbitri sono essere umani, ma sono anche atleti. Atleti che vengono allenati, atleti che sono agli ordini di un mister. Ecco il mister di turno si chiama Braschi, il presidente del club degli arbitri Nicchi, due che mandano una letterina alla Uefa per sapere come comportarsi. Se è vero che i fischietti italiani stanno deludendo, le responsabilità sono anche dei loro mister e presidente. Che puntano sui cavalli sbagliati, che non sanno infondere certezze, che chiedono consigli anziché seguire e applicare il regolamento, unica stella polare per i direttori di gara.
Lasciamo agli arbitri la possibilità di commettere errori, chiediamo a loro di scendere in campo preparati e tranquilli.