Vi voglio parlare di un libro. Si tratta di Cavie di Chuck Palahniuk. Per chi non lo sapesse è l’autore dell’omonimo libro da cui è stato tratto Fight Club. L’ho preso per caso, in libreria. Non sapevo chi fosse l’autore, ero completamente ignorante su questo. Ma, come mi piace sostenere, se passeggi un po’ in una libreria sono i libri che ti chiamano, che scelgono te.
Cavie è decisamente bizzarro (come, ma lo scoprirò poi, tutti i libri di Chuck). E’ la storia di un gruppo di scrittori che, dopo aver risposto ad un annuncio, si ritirano in un ex teatro per tre mesi, senza avere contatti con l’esterno, vitto e alloggio gratuiti, devono solo pensare a scrivere. Sono alla ricerca del loro capolavoro, convinti che solo l’isolamento possa dare l’ispirazione giusta. Ma in realtà sono prigionieri, anzi cavie, del piano ideato da colui che aveva messo l’inserzione, anziano sig Whittier. Alla storia principale si alternano i racconti degli scrittori/cavia, scritti con lo stile ruvido di Palahniuk.
Questa, molto in sintesi, è la storia. Ma perchè vi voglio parlare di questo libro?
Innanzitutto mi ha fatto conoscere Palahniuk. Le parole dei suoi libri, e questo in particolare, sono di carta abrasiva a grana grossa, e hanno la capacità di entrare dagli occhi per scartavetrarti anima e intestino. Bisogna avere uno stomaco forte per leggerlo, non c’è che dire. Le storie sono realistiche quanto incredibili, mi ricordano gli episodi di “Ai confini della Realtà”, che guardavo da ragazzino (che sto riguardando, tra l’altro, nella serie originale, ma di questo ne parleremo)..
Nascosta tra le righe, poi trovo una critica alla società dei reality. Sia chiaro non è una critica ai reality show, anzi vi confesso che molti mi piace guardarli, ma piuttosto a certi protagonisti, disposti a tutto pur apparire e, nel libro, di trovare la storia perfetta.
Ma in fondo è una critica ai valori della società moderna. Ricchezza, bellezza, un buon lavoro, ciò che fin da piccoli desideriamo, non sempre giustificano i mezzi usati per raggiungerli. Ed è questo che troviamo nei racconti delle cavie. Fredde e grottesche racconti finalizzati al raggiungimento di un piacere, fisico o mentale.
Mi è piaciuta molto anche la struttura narrativa, ricorda in un certo senso il Decameron di Boccaccio, gli studi superiori non sono stati inutili.
Anche se la parte che fa da collante ai racconti è un po lenta inizialmente. Forse volutamente, per spostare l’attenzione del lettore sui racconti, i veri protagonisti.
Quando leggo un libro spesso penso a quella che potrebbe essere una trasposizione cinematrografica, da questo mentre lo leggevo ho pensato che ci si potrebbe fare una serie tv, una specie di lost ambientata in un teatro abbandonato.
Se avete il giusto pelo sullo stomaco, vi piacciono le storie estreme ve lo consiglio (attenzione all’inizio, è davvvero per stomaci forti). Leggetelo con la mente molto aperta, mi raccomando. Se l’avete già letto mi piacerebbe saper il vostro parere