No, non è stato solo Lecce. L’ultima domenica sui campi da pallone italiani ha raccontato anche altre storie e noi preferiamo quelle. Sì, perché fanno sempre notizia i fatti di violenza, inciviltà, malcostume, mentre gli elementi positivi non trovano spazio. Lo sport come elemento di riscatto per una intera città, il calcio che fa esultare e dimenticare per un po’ le macerie. Anzi, come ha fatto l’intero staff dell’Aquila si esulta in pieno centro, dove il terremoto ha distrutto tutto, soprattutto la vita.
L’Aquila promosso in Prima Divisione di Lega Pro, la consueta C1 (chissà perché si cambiano nomi ormai immersi nella tradizione), Carpi in Serie B, Sassuolo in A non rappresentato solamente la provincia che ritorna grande, ma una soddisfazione immensa per i tifosi e gli abitanti delle città. Zone colpite dalla devastazione del terremoto, paesi che fanno ancora fatica a ripartire, persone ancora con le immagini di quei giorni impresse nelle memorie. Ora hanno altre fotogrammi: un pallone che rotola in rete, l’esultanza allo stadio, i caroselli per la città, la festa notturna. E le lacrime, perché c’è gente che ha pianto per una promozione che significa anche speranza.
Speranza che dura il tempo di un brivido, poi è di nuovo tempo della vita di ogni giorno con le consuete difficoltà. Lo stato d’animo può e deve essere diverso: un sorriso sulle labbra per rimboccarsi ancora ulteriormente le maniche. Perché la vera vittoria de L’Aquila e Carpi non è la promozione della squadra di calcio locale, non può rimarginare una ferita destinata a lasciare un ricordo, ma può aiutare a cicatrizzarla.