Negli ultimi due o tre anni mi è capitato di trovarmi un paio di volte a leggere libri che a mio modo di vedere erano imparentati con il romanzo picaresco. Non so dirvi quando questa parentela sia reale o quanto sia dovuta ad una suggestione che mi colpisce quando leggo questo tipo di storie. Il fatto è che tutte le volte in cui mi è capitato di pensare: guarda te, questo mi suona picaresco, tutte quelle volte lì il romanzo era ambientato nel sud Italia. Un caso? Io non credo (direbbe qualcuno).
Il libro di Isidoro Meli è, lo dico fin da subito, una lettura piacevolissima che sprizza di energia e vitalità. Una lettura che vorresti ti accompagnasse un po’ di più, ma quando alzi la testa di accorgi che il libro è finito e ci rimani pure un po’ male.
La storia è ambientata nel 1860, il Sud Italia è scosso da un personaggio dalle forti ambizioni. Un tal Giuseppe Garibaldi che partendo per nave da un porto del nord Italia è arrivato in Sicilia e ha pianificato una risalita che dovrebbe portare all’unità. All’interno di questo panorama storico ben definito si svolgono le vicende accuratamente descritte di Attia e Panc (nonché di molti altri). C’è un piano. Quello di rapire Anita, la donna di Garibaldi. L’unico motivo che potrebbe indurre il grande condottiero a rinunciare ai propri sogni di gloria. Viene ritrovata una lettera nella quale Garibaldi si raccomanda di trovare un rifugio sicuro per l’amata. Ecco che le trame si infittiscono.
Quello di Isidoro Meli è un romanzo storico nel quale la verità storica universalemente riconosciuta si affianca alle gesta di Attia e Panc. “Attia e la guerra dei Gobbi” è uno di quegli esempi in cui lo scrittore cerca di dare voce ai vinti, a quelli che sono passati sotto silenzio per mille motivi, a quelli che non hanno superato l’esame della storia. E per farlo carica il suo romanzo di toni ironici, di personaggi carattersistici, di inflessioni dialettali calibrate al millimetro che contribuiscono a radicare il testo nel territorio e lo rendono florido e lussureggiante.
“Attia e la guerra dei Gobbi” è un’avventura che sa di terra e sole e che vi terrà compagnia per parecchie ore.
Isidoro Meli è nato e cresciuto a Palermo, città che gli ha lasciato una profonda comprensione dei concetti di decomposizione e decadenza. Dopo una breve ma non meno decadente parentesi lombarda, è tornato in Sicilia, dove ha vissuto un po’ ovunque ¿ soprattutto a Catania ¿, approfondendo ulteriormente la conoscenza dei concetti di cui sopra. Adesso vive a Trapani. Il suo sogno è vivere a New Orleans, dove su decadenza e decomposizione ci ballano sopra. La mafia mi rende nervoso è il suo primo romanzo.