Da qualche tempo il mio e-reader si è spostato dalla scatola al comò, dove ha cominciato a raccogliere polvere insieme a un numero imprecisato di libri, molti dei quali ingialliti. Librettini e libroni, anche libracci e libercoli, che ogni sera mi implorano con le loro vocine. “Scegli me”, questo il sussurro dei desolati cartacei, a cui il lettore ha aggiunto un mormorio elettrostatico farcito delle vocine di tutti gli ebook che gli ho ficcato dentro senza pensarci due volte. Ricordate Ghostbuster (se non lo ricordate o siete giovanissimi o venite da un altro pianeta)? I nostri eroi intrappolavano i fantasmi e li ficcavano dentro una specie di armadio elettronico allo stesso modo in cui oggi possiamo catturare centinaia di romanzi e scagliarli dentro un e-reader. Ma ciò non è sufficiente per placare le smanie di Cultura e dedicarci ai nostri passatempi preferiti senza sensi di colpa. Nossignore. Quella vocina, quelle vocine, non smettono mai. E come tanti Ulisse cyberpunk a cui uno spiritello dispettoso ha sottratto i tappi, prima o poi cederete al cantilenante “Scegli me, scegli me…” proprio come ho ceduto io, l’altra sera, quando ho pigiato e ripigiato e la pallina della roulette virtuale è andata a fermarsi su Tavolo zero di Roberto Bommarito. Un librettino breve breve, pubblicato da Asterisk, un editore piccolo piccolo specializzato in ebook, all’interno della collana Shift. E siccome Tavolo zero si è rivelata una lettura gagliarda, ho deciso di fare due chiacchiere con il buon vecchio Girolamo Grammatico, che della collana Shift è il curatore.
Avviso ai naviganti: stiamo per parlare di fantascienza, perché la collana Shift è una collana fantascientifica e a me la fantascienza piace. Ma non come quando se ne parla alla maniera di noi languidi postmoderni, cose del tipo “Philip K. Dick è un grande scrittore nonostante fosse un autore di fantascienza”. Nossignore, a me piacciono davvero i libri con i mostri e i robot. E anche quelli come Tavolo zero, che più che un romanzo è un racconto lungo ravvivato da una felicissima intuizione, i “cronobbestia”, investigatori assunti per dare la caccia ai ricordi che, dal niente, sono apparsi nelle nostre strade. Proprio così, puf! Cosa fareste se mentre andate a farvi uno sfilatino con la mortadella nella bottega sotto casa apparisse una nuvola dove ci siete voi a quindici anni, quel giorno lì in cui prendevate due in latino e scoppiavate a piangere davanti a tutta la classe? Se ciò vi incuriosisce, leggete il libro di Roberto Bommarito, ma sappiate che il suo cronobbestia è alle prese con ricordi molto più pressanti e pericolosi delle nostre epopee scolastiche, ricordi che possono ingoiare un uomo.
Girolamo Grammatico, presentiamoci un attimo. Chi sei, cosa fai, com’è nata l’idea della collana di fantascienza “geolocalizzata”?
Caro Angelo, purtroppo non posso dirti molto su chi sono e cosa faccio, ho un accordo con “Voyager” e Giacobbo ti farebbe saltare in aria la barba se sapesse che ti sto raccontando chi sono e cosa faccio. Sappi solo che faccio quello che è necessario e voi non potrete fermarmi! Passando a “Shift” tutto è nato grazie Evermind, un gruppo di postumani sciroccati che si occupano di connessioni sociali, sinergie talentuose e saune creative. Furono loro a mettermi in contatto con l’editore Asterisk, trovi le motivazioni su questo pizzino qui, aprilo a casa. Asterisk voleva aprire una nuova collana e io sognavo da tempo di dedicarmi alla fantascienza, il matrimonio fu quindi un’ovvia conseguenza dei nostri desideri. Asterisk che si occupa di letteratura da viaggio mi chiese esplicitamente di curare una collana che fosse appunto geolocalizzata. Ogni racconto “shift” è quindi ambientato in Italia.
Quanti manoscritti ricevi, ci sono novità in uscita? Che sensazioni stai avendo?
Quanti manoscritti ricevo? Quanti la Casa Bianca lascia arrivare alla mia casella di posta elettronica, vorrai dire. Da quando curo “Shift” le scie chimiche sulla mia testa sono aumentate del triplo. Ma non sarà questo a fermarmi. All’inizio ho ricevuto molti manoscritti. Una cinquantina direi. Prima che la collana fosse lanciata. Molti però mischiavano un fantasy nostrano a una dubbia fantascienza. È stato difficile trovare racconti che rispettassero le aspettative. Molti dei manoscritti erano di livello dal punto di vista linguistico, ma trame e personaggi non erano quello che cercavo. La sensazione è che la fantascienza non sia di nicchia, sia proprio un genere difficile.
Dando per scontato che tu sei un amante della fantascienza, vorresti raccontarci quale fantascienza ti piace? Insomma, perché? Perché lo fai? Anzi, perché lo facciamo?
Tu vuoi farmi rapire, non è vero? La fantascienza che amo è quella sociologica, dove la tecnologia diventa un volano per spingere l’uomo oltre i propri abissi. La fantascienza deve raccontarci ingannandoci, deve mascherare gli incubi da sogni e farli esplodere dentro le nostre cellule in un maelstrom di emozioni. Se un’astronave non ci porta a guardarci allo specchio è meglio che non decolli. Se un alieno non ci racconta i nostri limiti è bene che se ne stia sul suo pianeta.
Infine, si fa un gran parlare di editoria elettronica. Il dibattito tra chi è a favore e chi è contro lo conosciamo, più o meno, cose tipo “l’odore delle pagine stampate” contro “vuoi mettere la facilità di consultazione”. Ma al di là delle tenzoni dialettiche, su cui personalmente non esprimo alcun giudizio, a te, che sei il curatore di una collana di libri elettronici (di fantascienza italiana), come ti sembra che stia andando la faccenda? Gli italiani leggono i libri elettronici?
Non ti rispondo, perdonami, ma siamo in una fase di transizione tale che azzardare ipotesi è ozioso. È come subito dopo l’elezione del papa: inutile chiedere come sarà. Bisogna aspettare che faccia o no qualche miracolo. O come dopo l’annuncio di un formazione di calcio: facciamoli giocare, vedremo! Posso dirti però che sul tram che ho preso per anni ogni mattina ho visto germogliare gli e-reader come funghi molesti. Posso dirti che la lettura è comfort e l’e-book reader è inconfutabilmente una vasca idromassaggio della lettura. Posso dirti che da quando leggo gli ebook ho iniziato a collezionare prime edizioni cartacee e sono un uomo nuovo. Posso dirti tante cose, ma solo una è quella che vale: cartaceo o digitale sono i contenuti che contano. Ci ammazziamo di pippe lisergiche sui formati e non soffriamo per l’assenza di contenuti. Dobbiamo raccontare storie di qualità. Il resto ficcatelo dove vi pare, andrà bene lo stesso. Ma…
Sì, che c’è?
Posso dire un’ultima cosa?
Certo, spara.
Non volermene Angelo, spero di non metterti in pericolo, ma devo farlo: Paul Mc Cartney non è Paul Mc Cartney, Sting non ha una villa in Toscana (ti dice niente la parola “area 51”?) e non lasciare mai che i tuoi figli giochino a subbuteo… Vai con Dio!