Verrebbe perfino da ridere, un muro, ahah, la Russia dovrebbe construire un muro per separare il Caucaso dal resto della federazione. Certo, sembra uno scenario fantascientifico ed è pure il pretesto con il quale Alisa Ganieva da vita alla narrazione del suo “La montagna in festa“. Eppure, a mente fredda, acquistando un po’ di lucidità, non si può non pensare al muro che l’Ungheria avrebbe voluto costruire per frenare l’esodo dei profughi siriani. Allo stesso tempo, non possiamo non ritornare con il pensiero a quel muro che per decenni ha tenute separate le due metà di una stessa città e che pur se abbattuto pare non averci insegnato nulla.
Shamil arriva in redazione. Circola da più parti la notizia che i russi questa volta fanno sul serio e vogliono, come detto, costruire un muro. In redazione gli animi si scaldano, le diverse ideologie politiche e religiose sono rappresentate in quella stanza. Viene rappresentato lo scambio di opioni che rimane appena un gradino al di sotto della violenza. Shamil però, un po’ come noi, tiene a freno la propria mente irrazionale, rifiuta come possibile l’ipotesi del muro. In città però l’escalation di violenza e continua, perfino la fidanzata di Shamil decide di indossare il velo e di partecipare alla lotta. Non è più possibile ignorare quello che sta succedendo e Shamil deve prendere una decisione.
Quello di Alisa Ganieva è un ottimo romanzo in cui la politica è un pretesto per analizzare le sfumature dell’animo umano. Quella forza che l’essere umano imprime alle proprie opinioni per sopprimere quelle del proprio vicino di casa. La scrittura della Ganieva è in grado di dare una terza dimensione a quanto stiamo leggendo, le scene iniziali, gli scontri, la stessa lite in redazione sono rese con una pluralità di voci da renderle quasi visibili ai nostri occhi.
LaNuovafrontiera, conosciuta per le sue pubblicazioni lusofone e ispanofone di grande qualità, oggi apre un’altra frontiera. Quella che guarda ad est. Per iniziare ha scelto un libro intenso che si sposa perfettamente con l’attuale situazione politica.
Vorrei fare i miei complimenti a Claudia Zonghetti. Leggendo il libro ho avuto l’impressione che tradurlo fosse stata un’impresa ardua. Lo stile della Ganieva è tutto tranne che semplice e lineare. La sovrapposizione di voci a tratti risulta caotica ed è ovviamente un effetto voluto. Tutto ciò non deve aver reso la traduzione una passeggita.
Alisa Ganieva (1985) è nata e cresciuta in Daghestan. Con il suo esordio letterario, Salaam Dalgat!, pubblicato con uno pseudonimo maschile, si è aggiudicata il prestigioso premio Debut nel 2009. Attualmente vive e lavora a Mosca. La montagna in festa, il suo primo romanzo, è in corso di traduzione in numerose lingue.