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Il più grande calciatore del mondo – Renato de Rosa

by Angelo Orlando Meloni

cop_derosaIl più grande calciatore del mondo (Limina, pp. 150, euro 13,50), questo piccolo gioiello di comicità scritto da Renato de Rosa, è un libro semplicemente imperdibile per gli appassionati della pedata atletica. Esagero: è un libro che andrebbe letto nelle scuole, passato di mano in mano negli uffici tra colleghi calcio-maniaci e nelle redazioni dei giornali e delle tv. Dovremmo leggerlo tutti noi malati di moviola, noi esegeti dei complotti arbitrali che abbiamo deciso di affidare la nostra gioia e le nostre aspettative per una vita migliore a un calcio di rigore al novantesimo, a uno zero a zero tra Nocerina e Paganese, alle lusinghe della campagna acquisti. Dovremmo leggerlo e rifletterci, farci su due belle risate, due risate anche sulla nostra stoltezza, su quel bacillo che annebbia i tifosi tutti; e quindi depurarci dei veleni che l’overdose calcistica inocula ogni settimana nelle nostre cellule nervose. Sarebbe un libro imperdibile, se non fosse però uscito otto anni fa, nel 2006. Ma se c’è una cosa che mi ha sempre mandato ai matti, la deperibilità editoriale sta di sicuro nella top ten della ottenebrante classifica. Per tante ragioni, che non è il caso di esaminare qui, i libri sono diventati mozzarelle con la data di scadenza, dopo un paio mesi scompaiono e si rintanano in un limbo, nella zona negativa. Ed ecco così che, insieme alla redazione di Senzaudio, abbiamo deciso di spararla grossa e quale insano gesto prometeico di rilanciare un mio vecchio articolo (pubblicato secoli fa sul siracusanews.it) per riparlare di questo delizioso romanzo. D’altronde, se siete interessati, con un po’ di fortuna lo potrete trovare in qualche libreria ben fornita, in qualche bancarella o su internet, nuovo nuovo. Si sa, è difficile dare giudizi, perché giudicare implica un’assunzione di responsabilità e ci si espone a figuracce e chissà cos’altro, ma secondo me se vi perdete Il più grande calciatore del mondo, e siete tra quelli (tanti, penso) che si domandano come mai in Italia manchi un grande libro sul calcio, mi sa che continuerete a porvi questa domanda ancora a lungo.

La storia raccontata da Renato de Rosa è presto detta, affidata com’è a un espediente narrativo semplice e fortunato, la rievocazione per testimonianze dirette e indirette delle imprese di Giulio Capriata, modesto bancario trentaquattrenne scopertosi campionissimo suo malgrado. Giulio ha sempre giocato nel cortile, nel tempo libero, è una persona intelligente ma non presuntuosa, un uomo comune, un signor Rossi che fa il suo onesto lavoro fino a quando un procuratore – per puro caso – lo vede segnare gol a raffica in un campetto. Una vera e propria rivelazione. Giulio Capriata è proiettato in serie A e nel giro di qualche settimana dei suoi miracolosi calci di punizione non potrà fare a meno neanche la nazionale. Ma c’è un problema, Giulio si allena di testa sua, una corsetta con un libro sottobraccio e stop, inoltre rifiuta con logica ferrea i farmaci dei medici sportivi. Se gli spettatori, poi, fanno cori razzisti convince compagni e avversari a pitturarsi il volto di nero. E quando rilascia un’intervista dice sempre quello che pensa, persino sui sacri sponsor, lo scriteriato. Inoltre dedica i suoi gol ricorrendo a una strepitosa citazione letteraria. Insomma, un fuori di testa, un elemento pericoloso, un sovversivo da eliminare, se non fosse che senza di lui sarebbe molto, molto difficile vincere le partite. Renato de Rosa è bravissimo nel mettere a nudo gli aspetti più ridicoli dello sport nazionale italiano, ma la sua è anche un’utopia sportiva bella e buona, una rappresentazione ilare, giocosa e assai arguta dello strampalato bestiario calcistico cui io prima di tutti dedico una parte considerevole delle mie energie. Leggendolo o rileggendolo ci divertiremo e ci troveremo – anche i più schizzinosi – a esultare per le imprese del protagonista, ma va detto che non saremo al riparo da una nota malinconica. Giulio Capriati purtroppo non esiste e chi vorrebbe fare il tifo per uno come lui dovrà farsene una ragione.

Angelo O. Meloni

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