L’uomo e la donna procedono per tappe; le tappe si muovono su di un piano microscopico e su di un piano mascroscopico.
La prima parola, il primo passo, il primo bacio, l’unione con un altro essere umano, la procreazione fanno parte del macroscopico a cui tutti, se non altro per predisposizione genetica al mantenimento e all’evoluzione della propria specie, si rivolgono. Sul piano microscopico c’è invece il ritmo affannato della giornata scandito dall’ attesa pausa pranzo, dall’agognato rientro a casa, il meritato premio per aver obbedito al paradigma della produttività.
I due piani sono distinti ma entrambi essenziali alla tenuta in vita di essere riconoscibili in quanto agenti. In alcune occasioni programmate i due livelli diventano trasversali, si attraversano l’un l’altro salutandosi con l’occhiolino, sono questi momenti di memoria ad alto contenuto simbolico – rituale, presenti, imprescindibilmente, in ogni cultura.
In tali occasioni gli occhi degli zii venuti da lontano si spalancano di fronte a bambini “cresciuti così tanto”, l’esasperata attesa del pranzo si unisce a quella, altrettato esasperata, di sfoggiare un nuovo amore, un nuovo lavoro, una nuova casa che palesino a tutti la propria pole position. Si tratta di una ritualità a volte stanca, a volte simulata, a volte desiderata che ci mostra la via per entrare in comunità e rientrare dentro sè stessi, redimersi dall’inaudito desiderio di essere anticonvenzionali, abbozzare un sorriso tenero alla vita e ringraziare di non essere soli, in un modo o nell’altro.
Josef Koudelka - New Years' Eve, Praga, 31 Dicembre 2005