Ogni stagione ha la sua rappresentazione attraverso cui prende forma negli occhi di chi l’aspetta intrepido, nei quadri che vigilano pigri sulle case di campagna. La primavera ha un fiore, l’autunno una caduca foglia, tutto a ricordarci l’ineffabile ciclicità degli eventi e la paradossale meraviglia che ne accoglie la pur nota venuta.
L’estate ha la sabbia del mare sotto i piedi veloci, il nettare dei frutti misto al profumo di salsedine, la malinconica sensazione che non ci sia tempo migliore all’infuori di quello che si sta vivendo, a patto che questo stia per finire.
L’estate, come stagione del cuore, ha i colori di una foto di Harry Gruyaert, bella e stanca sotto un timido sole, pronta a cedere il passo ad un nuovo vecchio stupore.