Con i personaggi pubblici accade sempre una cosa insolita: si ha l’impressione di conoscerli profondamente, di aver condiviso una qualche intimità, di appartenere allo stesso destino percettivo. Con le icone l’effetto è intensificato. L’eternità è dovuta all’incastonamento della persona nel personaggio, il soggiogamento dell’anima in un corpo che non può che essere quel corpo; è la trappola mortale dell’essere immortale.
Così Elvis è un bacino che canta, Marilyn è un sorriso aperto, un grembo accogliente e un’essenza di donna che è l’etereo e carne insieme.
Sebbene a Richard Avedon, fotografo nato nel 1923, non sia riconosciuto un iconico prestigio, è uno che di icone ne sa moltissimo. Senza mai cadere in banalità, ha salvato le loro anime dalla propria figura, le ha ritratte nude, a volte imbruttite, molto spesso stanche. Sua la Marilyn con le spalle basse, la bocca socchiusa a soffiare via un affanno, gli occhi spenti nel vestito lucente, ritratta pochi anni prima della tragica morte.
Richard Avedon sarà in mostra a Roma dal 27 Febbraio all'11 Aprile.Per saperne di più: http://www.gagosian.com/exhibitions/avedon--february-27-2015