Una caratteristica comune a tutti gli esseri viventi è il bisogno di un nido; sebbene gli uccelli detengano il primato, tanto che a loro si deve l’immagine adottata per antonomasia, il fatto riguarda tutti indistintamente: le api costruiscono l’alveare, le volpi la tana, le donne e gli uomini la la casa.
Il bisogno di costruire nidi è talmente forte che, qualora vengano meno le possibilità materiali utili allo scopo, tutto diventa buono, tutto diventa casa. E’ quello che succede ai senzatetto, homeless, clochard, i quali sviluppano, per scelta o necessità, la capicità di rendere nido una via, una giaciglio, uno stivale perso durante la corsa di qualcun altro.
L’organizzazione no-profit Cafè Art sa molto bene quanto dura possa essere rendere luogo un non luogo ; sa anche molto bene che “l’arte è il modo migliore per riparare il trauma di essere homeless”, perciò lo scorso luglio ha lanciato il progetto fotografico “My London”: 100 fotocamere usa e getta sono state donate a diversi senzatetto affinché potessero ritrarre i propri luoghi, i propri nidi, gli spazi vuoti diventati casa. Il risultato dell’operazione è una scoperta sorprendente, un viaggio in posti comuni filtrati da occhi speciali.