Settimana difficile che per chi continua a credere nel calcio e nei suoi protagonisti. Insopportabile se si è passata la primavera a fare lo slalom tra parole e promesse che ora si sono sciolte come neve al sole lasciando una grande domanda inevasa: perché nel calcio la verità è virtù non praticata e addirittura la mezza bugia va considerata un lusso?
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No, non mi freghi con quei dentoni da coniglio e la faccia simpatica. E non mi freghi neanche perché a 18 anni ho avuto la fortuna di vederti correre veloce come il vento. La potenza è nulla senza controllo. E tu sapevi correre e sterzare come nessun altro. Difensore e portiere a terra, e tanti saluti. Ma quello che hai detto ieri, caro Ronaldo vero (ho sempre fatto fatica ad ammettere l’esistenza di un tuo omonimo e poi mi stava più comodo chiamarlo come me, Cristiano) non mi è piaciuto affatto.
Magari hai pensato che il tifoso medio abbia dimenticato che fu tua la volontà di andare via. Volevi vincere e volevi guadagnare di più. Il Real Madrid come unica soluzione che facesse contento te e il tuo procuratore. Quello che con i soldi dell’operazione si comprò pure una cravatta nuova. Non mi è piaciuto leggere le tue parole “Nessuno ricorda Cuper, a parte me“. Perché io Cuper me lo ricordo. E un po’, pensa te, mi manca pure. Sono stufo di un calcio che ricorda ed elogia solo i vincenti, caro Fenomeno. Cuper era un gran lavoratore, un allenatore che stava per vincere uno scudetto con Kallon e Ventola in attacco e Sorondo in difesa.
Con lui l’Inter ha sfiorato uno scudetto e una finale di Champions e pazienza se non è riuscita ad ottenere nessuna delle due cose. Con lui si è vista una difesa solida e a tratti un bel calcio, un Vieri superbo, uno spirito di gruppo che nell’Inter dei suoi predecessori (eccezion fatta per Simoni) mancava. Il Ronaldo di Cuper non era, appunto, quello di Simoni. Era un Ronaldo da aspettare con pazienza, da gestire, da centellinare. E non sempre si può gestire un brasiliano capriccioso. A Cuper rimprovero solo di aver insistito su Gresko quando la soluzione Michele Serena sembrava più semplice e indolore, ma queste sono cose superate, come il 5 maggio.
Faccio fatica invece a superare lo scotto di quell’estate durante le quale Ronaldo, dopo aver vinto il Mondiale da protagonista mise Moratti con le spalle al muro e disse “O me o Cuper” ben sapendo che la sua decisione, quella di andare a giocare nel Real, era già stata presa. E se vuoi proprio saperlo, caro Fenomeno, secondo me fece bene Moratti a cederti, al di là del ricatto, perché tutti a malincuore sapevamo che il vero Ronaldo l’avevamo già visto e goduto e che quella era l’ultima occasione per venderlo a buon prezzo. Facile approfittarsi del carattere romantico del tifoso nerazzurro medio per far scivolare via tutto questo. La fuga nella notte, il ritornoa Milano (ma in rossonero), il gol sotto la curva nerazzurra accompagnata persino dal gesto delle orecchie. E non venitemi a dire che era amore.
I tuoi dentoni mi fanno ancora emozionare, le immagini di quella bella finale di coppa Uefa contro la Lazio sono lì, nella bacheca dei ricordi incancellabili. Ma non te ne approfittare troppo. La storia non si può cambiare e le tue scelte nemmeno. Sei stato un Fenomeno, non una bandiera. Io sto con Cuper, 10 anni (e passa) dopo.