In questi giorni, si stà svolgendo in Brasile, il “net mundial”. Un incontro che vede riuniti i rappresentanti di tutti i paesi del mondo, per discutere dei futuri sviluppi del web. Di cosa si parlerà? Ci sono tanti temi sul tavolo, le nuove tecnologie di trasmissione, gli standard internazionali,la giurisdizione dei paesi sulla rete, i confini del copyright… Ma due argomenti importanti sono già emersi dalle prime giornate di lavoro e: sono la sorveglianza sulla rete e la net neutrality. Il primo argomento è molto popolare, la bomba mediatica esplosa con le informazioni svelate del caso Snowden sul controllo delle istituzioni, ha mobilitato popoli del web e governi sul tema del controllo della rete. Diverse associazioni hanno raccolto firme affinché da questa assemblea, possano uscire delle linee guida che limitino le ingerenze dei governi sul mondo del WWW, d’altro canto le grandi potenze sono sempre più decise a mantenere la sorveglianza delle comunicazioni e dei siti in nome della sicurezza. Devo dire che, a titolo personale, che io sono più propenso ad appoggiare l’idea di Benjamin Franklin “Qualsiasi società che sacrifica un po’ di libertà per una maggiore sicurezza non si merita nessuna delle due cose e le perde entrambe”. Anche perché per ogni sistema di controllo che viene messo in atto, di solito si accompagna lo sviluppo un nuovo mezzo per evaderlo da parte di chi veramente ha qualcosa da nascondere; chi poi ne fa le spese sono sempre quelli nel mezzo, che da una una parte o l’altra si vedono tagliuzzate le loro libertà individuali.
Altro tema molto seguito dagli addetti ai lavori, riguarda la net neutrality; questo argomento è sicuramente meno noto del precedente e riguarda sopratutto le aziende ma non solo, il termine esprime il concetto di una rete priva di restrizioni arbitrarie sui dispositivi connessi e sul modo in cui essi operano. In pratica, l’accesso alla rete e i suoi servizi dovrebbero essere uguali per tutti, ma se da un punto di vista teorico questo è concepibile, giuridicamente le interpretazioni di questo principio sono diverse da paese a paese ed anche l’aspetto economico crea disparità tra chi può e chi non può garantirsi un accesso ad internet.
Un grande interesse per questo aspetto è stato manifestato da diverse compagnie che operano nel settore del web, queste, più che per una convinzione morale, sono preoccupate da alcune politiche dei provider internet che vorrebbero applicare le regole commerciali vecchio stile, con sconti e privilegi alle grandi compagnie per cui operano. Nulla di male in tutto ciò, ma quello che per il vecchio mercato funziona bene, per la new economy (sostengono queste aziende), può risultare disastroso. Per far capire il concetto, alcuni dei sostenitori della rete equa hanno preso ad esempio l’ingresso nel mercato di una grande compagnia come Google; se all’epoca del suo ingresso nella rete, Google avesse tentato di imporsi su Myspace (all’epoca molto più diffuso e supportato) con le regole che ora si vogliono applicare, i costi di gestione del nuovo arrivato sarebbero stati sicuramente superiori a quelli del suo concorrente già affermato. Questo esempio fa capire che, favorire le compagnie già presenti nella rete va sicuramente a discapito di nuove iniziative e, per un ambiente dinamico e aggressivo come il web commerce, questo si traduce in un enorme ostacolo per le new entry. D’altro canto, in qualsiasi nuova area di mercato, si profilano sempre le stesse situazioni; un’esplosione iniziale che da spazio a tante realtà produttive, seguita da una fase di assestamento che, di solito, porta ad una selezione di alcune società rispetto alle altre. Quelle aziende che vogliono entrare in un circuito già consolidato, devono per forza portare qualcosa di nuovo ed essere più forti di coloro che hanno affrontato un nuovo mercato quando il rischio di fallire era ancora alto. Dal mio punto di vista, penso che come tutte le altre tecnologie oggi esistenti, l’interferenza della politica o di agenti economici esterni, crea solo problemi; lo abbiamo visto di recente con gli incentivi sui pannelli solari, che hanno drogato il mercato falsando la domanda e creando un industria basata sugli interventi statali i quali, una volta sospesi, hanno lasciato un vuoto che ha messo in crisi il settore (fortunatamente il progresso tecnologico ha permesso un abbassamento dei costi tale da far rinascere la produzione). Allo stesso modo bisogna rendersi conto che la Rete, con tutte le sue opportunità, la sua etica e le sue capacità portare beneficio, è pur sempre un servizio basato su soggetti che ne traggono profitto, l’unica cosa che i governi dovrebbero promuovere sul serio è un vero accesso alle risorse di internet, gratuito e garantito a tutti i cittadini. In questo modo veramente si promuoverebbe sia la sicurezza su internet (la conoscenza e l’informazione sono le basi irrinunciabili per una società sicura) che una vera net neutrality.
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