Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. Le vocali maledette – Oscar de la Borbolla

Paratesto:

Nella copertina di questo libro c’è tutta la genialità del testo che andrete a leggere. Raramente si vede una fusione così perfetta tra ciò che sta dentro e ciò che sta fuori. “Le vocali maledette” sono diverse da qualsiasi cosa abbiate letto ultimanente, sono diverse da qualsiasi cosa recensita su Senzaudio.

Testo:

Dalla nota del traduttore:

Il lipogramma è un testo – poetico o in prosa
– nel quale è stata deliberatamente omessa una
lettera, o un gruppo di lettere, e di conseguenza
tutte le parole che la contengono. Si tratta
dunque di un’arbitraria scelta formale, e tale limitazione
autoimposta può assumere un carattere
particolarmente stringente quando la lettera
scartata ricorre con frequenza nel lessico di
una lingua.

E’ una recensione confusa questa, la dovrei fare usando solo una vocale e lasciando cadere le altre, ma è qualcosa che va aldilà della mia capacità. Eppure c’ho provato, ho dovuto farlo per rendermi conto di quale sia la portata dell’opera di Oscar de la Borbolla. “Le vocali maledette” sono 5 racconti brevi, certo brevissimi, in qui il nostro scrittore si è messo a giocare con le parole, con la scrittura stessa. Ogni racconto è composto da parole che contengono una e una soltanto vocale. Il primo contiene solo la A, poi è il turno della E, della I e si finisce con O e U.
Ma la mia è una recensione confusa perché confuso è colui che esce dalla lettura di questo agile libricino. Confuso perché deve imparare a respirare nuovamente, la lettura gli potrebbe aver creato degli scompensi respiratori non indifferenti perché, cari miei, a leggere solo A, E, I, O, U si cambia passo, ci si fa trascinare dentro ad un ritmo completamente diverso, ipnotizzante.
E dei brevi racconti che posso dire. Che parlano di passione amorosa e assassinio, che parlano di zulu, che alcuni hanno persino una morale e sono storie a tutto tondo, ma in fin dei conti, l’unica cosa da dire che abbia un senso è: fatevi trasportare dalla bellezza del gioco.
Confusa, questa recensione, perché non si può scindere il lavoro dello scrittore Oscar de la Borbolla con quello del traduttore Raul schenardi e perché mi sentirei più propenso a parlare del secondo anziché del primo.
Soffermiamoci qui per un attimo. Sono andato a recuperarmi il testo originale in spagnolo. Con la pochezza caratterizzata dalla mia abilità linquistica ho notato delle differenze con il testo tradotto in italiano. Poi ho letto il testo tradotto e ho capito che Schenardi ha dovuto fare i salti mortali per far quadrare il cerchio anche in italiano, che tradurre un’opera di questo tipo è un’impresa da folli, da amanti della letteratura, da lottatori. A corroborare questa mia impressione mi è venuto il traduttore stesso che nella postfazione ha lui stesso ammesso la paura iniziale di fronte all’arduo copito, lo spaesamento e la difficoltà a ricreare l’ambiede de “Le vocali maledette”.
Cosa significa essere fedele al testo originale? Tradurre paro paro ogni parola oppure rispettare il gioco messo in piedi da Oscar de la Borbolla? Io sono convinto che Raul Schenardi abbia trovato la risposta corretta a questa domanda.
Ci sono poi le illustrazioni di Massimo Carelli Nitti Valentini che io ho trovato molto ben collocate all’interno della struttura del libro. Un ausilio ulteriore al godimento di questo piccolo spettacolo pirotecnico. Sono illustrazioni dal tratto semplice e pulito che richiamano alla perfezione il contenuto dei cinque racconti.

Coordinate:

Oscar de la Borbolla

Oscar de la Borbolla

A parlare di Oscar de la Borbolla mi sento un po’ in difficoltà. Il fatto è che non lo conoscevo e senza questo libro difficilemente l’avrei conosciuto. Non mi va di scrivere note biografiche come se io e lo scrittore fossimo intimi amici e credo che internet funzioni abbastanza bene da permettervi di cercare notizie precise sul suo conto. Quello che vi posso dire e che questo è, al momento, l’unico suo testo tradotto in italiano.

La casa editrice che ha avuto il coraggio di pubblicare questo libro è la Arcoiris di Salerno, l’hanno fatto uscire per la collana “Gli eccentrici illustrati“, davvero non so come meglio si possa definire questo testo se non usando la parola “eccentrico”. E’ semplicemente perfetta.

Alla fine del testo c’è, come già accennato, un pezzo di Raul Schenardi che spiega al lettore il rapporto instaurato con il libro, le difficoltà incontrate e spiega pure che tipo di componimento sia quello di Oscar de la Borbolla. Ci troviamo di fronte a dei lipogrammi multipli monovocalici (isovocalici). Nella classificazione dell’Oulipo si parla di lipogrammi duri in quanto di più alta difficoltà.

La postfazione è a cura di Loris Tassi che è anche il curatore della collana. Siete costretti a leggerla perché è anche grazie a questa postfazione che vi sarà possibile capire meglio chi era Oscar de la Borbolla. Un personaggio di cui si fa fatica a capire l’anno di nascita merita la vostra attenzione.

Ah, Oulipo (Ouvroir de Littérature Potentielle, ovvero “officina di letteratura potenziale”), un gruppo di geniacci che adorava scherzare con le parole ed era convinto che da una costrizione arrivasse una spinta ad essere più inventivi. C’era gente del calibro di Calvino, Queneau e Perec, tanto per fare un po’ di name dropping.

Postfazione:

Ho iniziato parlando della copertina, bella e azzeccata. Finisco con il parlare della copertina, opera d’ingegno del già citato Massimo Carelli Nitti Valentini e di Raffaele di Somma.

Applauso finale.

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