La realtà è una; le sue letture, infinite.
Se non bastasse l’incipit di Vicente Alfonso a chiarirvi le idee su questo libro vi aiuteranno i primi capitoli. La realtà, in questo caso, ci induce a pensare che nulla di ciò che leggeremo sarà definitivo. Nulla sarà vero fino in fondo ed ogni pezzo di nuova informazione contribuirà a rendere ancora più densa le nebbia che scende su di noi.
“Le ossa di San Lorenzo” è un libro fantastico. Un libro che attira a sé come un magnete, che ci avvinghia e non ci lascia tranquilli fino all’ultima pagina. Aperto il libro è necessario arrivare fino al punto finale per provare una sorta di soddisfazione che però viene subito mitigata dalla consapevolezza che ne noi ne nessun altro potrà sapere mai cosa è successo davvero ai fratelli Remo e Ròmulo Ayala. Non avremo mai la certezza di chi ha ucciso Fadig, di chi è Fadig, di che fine ha fatto Magda (se una fine ha fatto) e non sapremo mai quanto di quello abbiamo letto è verità e quanto è menzogna.
Descritto così questo libro sembra rispondere ai canoni del romanzo giallo. Quello in cui un personaggio, per qualche motivo, deve scoprire l’autore di un delitto. Ed in effetti “Le ossa di San Lorenzo” è anche questo. Da questa tipologia di libri eredità la furiosa necessità di girare pagina dopo pagina. Per nostra fortuna, però, questo libro è anche altro, tanto altro. E’ un libro che la copertina fa fatica a contenere (anche se, guardate la meraviglia di questa copertina), è un concentrato di generi, emozioni e stili. Ci sono articoli di giornale, elementi di teologia, rimandi ad altre opere (il sottoscritto ha messo da parte due volte il libro per andarsi a leggere “L’intrusa” di Borges e uno stralcio di “Rayuela” di Cortazar. Non era necessario farlo per la comprensione del libro, ma mi sembra che fosse l’autore a chiedermi di fare questa deviazione e io l’ho assecondato).
Il ritmo della scrittura di Vicente Alfonso è coinvolgente e ammaliante. Accompagna da un capitolo all’altro senza strappi, non ci accorgiamo di fare strada lungo questa storia eppure arrivano alla fine. Come se avessimo corso una venti chilometri e avessi ancora fiato per farne un’altra decina. Con questa scrittura matura e curata Alfonso ci mette di fronte al dilemma del doppio, dei gemelli, alle questioni di fede e di folklore popolare, alle lotte politiche, al destino che sembra segnato e a quei finali che sono scritti fin dall’inizio e nessuno li può cancellare. E forse, in fin dei conti, per arrivare all’unica interpretazione corretta della realtà è necessario setacciare tutte quelle sbagliate per raccogliere degli indizi.
Chi conosce la verità, dunque? Perché è necessario saperla? Noi, grazie a Zamora il giornalista e allo psicoterapeuta Alberto Albores abbiamo una posizione privilegiata nella ricerca del vero, di quell’unica interpretazione della realtà che è in grado di rendere giustizia a tutte le parti in causa. Quello che resta, alla fine, al di là di quella che potrebbe o non potrebbe essere la giusta fine è la sensazione di malinconia tipica di quelle cose che sarebbero dovute finire in maniera diversa.
La traduzione di questo splendido libro è di Fabio Cremonesi. Qui fa un lavoro ottimo, considerata anche la difficoltà nel tradurre un libro che fa dell’ambiguità uno dei suoi punti di forza. Una volta di più è d’aiuto leggere la nota del traduttore a fine volume. Questa volta, per accentuare le difficoltà di traduzione, sono state aggiunte altre due note. Una del revisore e una di una delle lettrici che ha deciso che sì, questo libro doveva essere pubblicato in Italia (grazie).
Prosegue l’ottimo lavoro di NNneditore. Francamente non so che altro dire. Mi auguro che il fuoco che li anima ora li preservi per le prossime decine di anni.
Vicente Alfonso (Torreón, Messico, 1977) ha davvero un fratello gemello, e sua madre è stata a sua volta un magistrato. Ma le somiglianze con il protagonista del suo romanzo finiscono qui. Le ossa di san Lorenzo ha vinto il Premio Internacional de Novela Sor Juana Inés de la Cruz 2014.
26 comments
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prego! grazie a voi
(la lettrice)
Quando ho scritto la recensione non avevo il libro sotto mano e non ricordavo il nome, infinite scuse.
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