Ve lo devo confessare, prima di leggere questo graphic novel ho dovuto aspettare il momento giusto. “The End” di Anders Nilsen è un’opera pazzesca, senza ombra di dubbi, ma è anche un’opera terribilmente oscura. C’è un tunnel buio da attraversare prima di uscirne fuori e rivedere un barlume di luce.
Il fatto è che “The end” nasce dall’esigenza di superare un fatto realmente accaduto, la morte della fidanzata dell’autore. A causa di un linfoma di Hodgkin, Cheryl Weaver la compagna di Anders Nilsen, in pochi mesi se ne va lasciano un vuoto enorme nella vita dell’uomo. Oserei direi che la morte della ragazza lascia un mucchio di macerie in quella del ragazzo, stiamo parlando i persone giovanissime, poco più che ventenni. “The end” è dunque il risultato di un percorso di accettazione, di sistemazione ragionata di quelle macerie, ma è anche la raccolta delle domande che Nilsen si fa subito dopo la morte di Cheryl, alcune di essere rimangono senza risposta perché, quando capitano eventi di questa portata, non tutti i fili possono essere riannodati.
Scordatevi una graphic novel con disegni iper realistico, con elementi dettagliati al millimetro, “The end” è scarno, per la maggior parte del libro vedrete muoversi sagome senza espressione, ma è questa la potenza dirompente di questo lavoro, il fatto di riuscire a mostra lo sviluppo di un percorso emotivo con pochissimi segni, con poche vignette senza dialogo e schizzi che sono devi veri e propri labirinti in cui la mente dell’autore si è persa. È scarno ma pieno di significato, perché nello spazio lasciato da una vignetta senza dialogo ci sono centinaia di riflessioni che possono essere fatte. Le stesse vignette collocate all’inizio o alla fine del graphic novel hanno significati diversi, segnano in maniera differente il luogo mentale dell’autore.
Io mi sto riferendo a “The end” chiamandolo graphic novel, ma in realtà ciò che ha creato Anders Nilsen è qualcosa di ibrido, ci sono dei segmenti di testo tra una sezione e l’altra che sembrano delle vere e proprie poesie, ci sono parti in cui l’autore, per raccontare questa storia, ha usato delle fotografie della compagna, ci sono riflessioni complete, a volte solo spunti perché come detto, non tutte le domande che il ragazzo si pone hanno una risposta definitiva.
Non so se ci sia una parte che prevale sulle altre, ma di sicuro ci sono due momenti che ho apprezzato davvero molto. La parte iniziale in cui, subito dopo la tragedia, l’autore si ritrae mentre sta compiendo delle azioni quotidiane e nel farle piange. L’altra parte è più o meno verso la fine dell’opera ed è un dialogo tra due sagome, una è la raffigurazione dell’autore e l’altra della compagna. È un dialogo in cui l’uomo cerca quasi di ottenere il permesso per andare avanti con la vita nonostante si renda conto che la morte di Cheryl non potrà mai essere del tutto superata.
Il volume finisce con una postfazione scritta dall’autore in cui racconta la gestazione di questo graphic novel, parla di come hanno scoperto la malattia di Cheryl e delle cose che ha imparato sul lutto. L’ultima parte mostra un’opera fotografica di Cheryl, ci sono anche le foto dei due ragazzi prima che il linfoma venisse scoperto.
“The end” è senza dubbio un’opera dolorosa perché mostra un percorso difficile, ma alla fine di quel percorso si intravede uno sprazzo di luce perché la vita va avanti.
La traduzione dall’inglese è di Francesco Pacifico.
ANDERS NILSEN nasce nel 1973 nel New Hampshire ed è uno degli autori più rilevanti e influenti della sua generazione. Ha pubblicato su diverse riviste e antologici, tra cui «The New York Times», «Poetry Magazine», «Pitchfork», «Medium» e «Kramer’s Ergot». Le sue strisce per «Mome», diretta da Eric Reynolds, sono state poi raccolte da Fantagraphics nei due volumi Monologues for the Coming Plague e Monologues for Calculating the Density of Black Holes.
Tra i suoi graphic novel ricordiamo Big Questions, pubblicato in Italia da Eris Edizioni, Dogs and Water, Rage of the Poseidon, Poetry is Useless e Don’t Go Where I Can’t Follow, con i quali ha vinto i più prestigiosi premi internazionali del fumetto d’autore tra cui svariati Ignatz Award. Attualmente vive a Los Angeles, e lavora alla serie autoprodotta Tongues.