Paratesto:
E’ un treno che viaggia a rilento quello che vedete sulla copertina, immerso nel bosco, che fende la neve che porta al futuro e vi lascia il tempo di guardare al vostro passato. Un treno sferragliante che sbuffa e barcolla, che vi farà scoprire le mille desolazioni dell’animo umano.
Testo:
Leggetelo a voce alta se potete. Leggetene almeno qualche passaggio e vi renderete subito conto del ruolo da protagonista che riveste il ritmo. Rosa Liksom usa i periodi, il susseguirsi delle parole e delle virgole per portarvi a bordo di un treno. Il treno in questione è la famosa Transiberiana che da Mosca vi porterà a Ulan Bator, capitale della Mongolia attraverso distese sconfinate di neve. E in quel treno, e più in particolare, nello scopartimento n°6 ,vi capiterà, se avrete occasione di dare un’occhiata fuori dal finestrino lercio, di vedere città affamate, alberi carichi di un fardello bianco che si prostano al suolo e spazi sconfinati pieni di nulla.
Nello scompartimento numero 6 ci sono due persone. Due compagni di viaggio atipici, incollati assieme dal destino. Una ragazza finlandese che anni prima si era innamorata della Russia e che avrebbe dovuto fare quel viaggio fino in Mongolia con il fidanzato Mitka (il cui destino è una storia nella storia) e un uomo rude, sciovinista, misogino dal dubbio passato. La sua verbosità violenta e bestiale si scontra con la calma piatta e malinconica della finlandese.
Il viaggio in avanti verso la meta prefissata combinato al tempo immobile all’interno dello scompartimento permette alla ragazza di ripensare al suo passato, al rapporto con i genitori, al rapporto con il fidanzato e la madre di esso. Ed in effetti sembra che il tempo, al pari del ritmo, sia esso stesso un personaggio, interagisce quasi impercettibilmente con la varia umanità presente nel libro creando un flusso continuo in cui i dialoghi arrivano ad essere spezzoni di conversazioni iniziate chissà quando e chissà con chi.
Due persone partono da Mosca, le loro strade sono divergenti, eppure, le due persone che arrivano a Ulan Bator sono diverse. Il silenzio della ragazza e l’esuberanza volgare dell’uomo si compenetrano. Qualcosa dell’uno rimane dentro l’altra. La ragazza finirà per rendersi conto che deve accettare tutto il dolore che la vita gli pone davanti. L’uomo, regalandole l’oggetto più caro, forse per la prima volta riesce a stabilire un contatto con un altro essere umano a livello paritario.
Rosa Liksom riesce a regalarci un libro in cui le immagini si susseguono senza soluzione di continuità, in cui il treno, lo scompartimento n°6 è elemento imprescindibile della trama.
Coordinate:
Rosa Liksom è il nome d’arte di Anni Ylävaara, una scrittrice finlandese che ha studiato a lungo a Mosca. La sua esperienza personale è il fondamento di questo libro, è lei stessa infatti a dire che non scrive mai di cose che non ha vissuto. “Hytti nro 6” è stato pubblicato in Finlandia nel 2011 e ha riscosso, nonostante i dubbi iniziali dell’editore, un ampio consenso di pubblico vincendo anche il Premio Finlandia.
La casa editrice è l’Iperborea di Milano. E’ risaputo il loro impegno profuso nella scoperta di autori nordici di indubbio valore. Rosa Liksom è uno di questi autori. Inoltre, mi piace sempre soffermarmi sulla fattura dei loro libri. Sulla scelta estetico/pratica di dare al lettore un oggetto che, inspirandosi ai vecchi mattoni di cotto, riesce a stare ben bilanciato in una mano e grazie alle frasi brevi dovute appunto al formato, non stanca gli occhi. Si arriva alla fine del libro senza nemmeno accorgersene.
La traduttrice Delfina Sessa, oltre ad aver trasportato fedelmente quello che io reputo uno dei tratti caratteristici del libro, e cioè il ritmo ci ha anche regalato una postfazione molto bella in cui svela al lettore come apprezzare ancora di più il libro. Io credo che sia una scelta perfetta quella di dare al traduttore la possibilità di darci una chiosa finale ad un libro su chi ha lavorato alacremente e con passione. Leggendo la postfazione la Sessa ci fornisce alcune chiavi di interpretazione e alcuni particolari che possono essere sfuggiti e che magari ci invoglieranno a riprendere in mano il libro per una seconda lettura più consapevole.