Tornare sulle pagine di Roberto Saporito e dei suoi – chiamiamoli così – noir sentimentali è rinfrancante come visitare un vecchio amico. Oddio, sarebbe rinfrancante se le sue storie spezzate e irrisolte, e i suoi personaggi spezzati e irrisolti, incapaci di vivere il presente, non fossero tali. Ma è la limpidezza della scrittura a rinfrancare lo spirito del lettore qualora non lo facesse il contenuto in verità soavemente nichilista dei suoi brevi, malinconici romanzi. Perché spezzati e irrisolti lo sono davvero i destini degli uomini e delle donne che l’autore delinea in Come una barca sul cemento (pubblicato nella collana SideKar di Arkadia Editore) attraverso brevi e intensi capitoli farciti di disillusione, post qualcosismo citazionista – ma di classe -, un po’ di sesso, violenza e pure un omicidio. Ma tutto si stempera e si diluisce, più o meno tragicamente, più o meno malinconicamente attraverso le voce dell’autore, che in questo romanzo usa registri diversi, dapprima per raccontarci la storia di un professore che in seguito a uno scandalo ha perso se stesso e il suo lavoro; e si ritrova e si riperde arenato come guardiano notturno in una rimessa per imbarcazioni da cui si metterà alla ricerca delle amanti mancate che hanno in qualche modo segnato la sua gioventù. E poi con la storia agghiacciante e appena abbozzata di un bambino rapito, che fa da sfondo alla vicenda principale, ma acquisisce sempre maggior spessore man mano che andiamo avanti nella lettura. Come una barca sul cemento è un romanzo d’un centinaio di pagine che si legge velocissimamente con grande partecipazione emotiva; e questo nonostante il protagonista sia un anaffettivo sessodipendente che si lascia soggiogare dagli eventi e dal mondo intero. E che poi un tipo così ci possa – quasi – piacere o che ci si possa sentire attratti da questa storia di persone senza bussola alla deriva nell’universo, be’… è la letteratura, bellezza.
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Roberto Saporito
Venezia è il luogo del nuovo romanzo di Roberto Saporito. Una citta che con la sua laguna diventa il luogo metafora di una storia corale in cui tre esistenze si misurano con lo sconforto, la solitudine e l’insensatezza,
Jazz, Rock, Venezia, come tutti i libri di Roberto Saporito, è un romanzo in cui le divagazioni esistenziali si intrecciano con gli interessi del suo autore.
Dalla musica alla letteratura all’arte e alla fotografia nascono i suoi personaggi, ma soprattutto nelle difficoltà di affrontare la vita trovano una ragion d’essere le storie che lo scrittore inventa.
La coralità della storia segna un cambio di passo nella scrittura di Saporito.
Due musicisti e un’antiquaria, tre esistenze che si raccontano e danno vita, sullo sfondo della città lagunare, a un intreccio narrativo complesso: si scavano dentro e sono particolarmente attenti nel confessarsi a esibire nella nudità i loro particolari stati d’animo.
Tra l’idea di scomparire e la fuga, li sentiamo riflessivi mentre mostrano al lettore tutta la loro inadeguatezza che scaturisce dai risultati vani di una ricerca nel cuore dell’essere delle personali vicende.
Nel romanzo si alternano le loro voci (Saporito da narratore navigato usa in modo intelligente la prima, la seconda e la terza persona). Tra un racconto e l’altro i personaggi mettono nero su bianco la loro personale morte a Venezia.
Una delle più belle e malinconiche città del mondo diventa il palcoscenico di un teatro della crudeltà dove tre persone mettono in atto il dramma della loro condizione umana che ha nella solitudine il suo vertice più alto.
«Stai pensando che la solitudine si combatte con l’estremizzazione della solitudine stessa, mettendo a nudo il proprio cuore davanti al nulla totale», questo afferma in uno dei suoi monologhi inquieti il musicista jazz che decide di fare i conti con se stesso scegliendo di dialogare con la propria solitudine scomparendo su una piccola isola non abitata della laguna.
Jazz, Rock, Venezia è la storia di tre immense solitudini che se messe insieme possono dar vita a una strana insolita amicizia.
Si possono leggere tre diari intimi che si mettono a nudo e Saporito scava nelle personalità delle sue creature facendo emergere dalle pagine una specie di dramma condiviso che ha sempre a che fare con il turbamento e l’irrequietezza dello stare al mondo, che sono i motivi di disagio non negoziabile di una condizione umana in cui ci si sente prigionieri di un assurdo che non concede una seconda possibilità.
I tre personaggi di questo romanzo sono riflessivi. Nei loro racconti si lacerano, sono in perenne conflitto con la loro identità e soprattutto non trovano un modo per stare al mondo.
Uno stato d’animo accomuna le loro esperienze esistenziali: la solitudine che scava trincee nel deserto di vite di cui non sanno essere che l’inconvenienti di se stessi.
L’intreccio delle vite dei tre protagonisti è complesso nell’avere in comune la solitudine.
Venezia è la città che scelgono per diventare invisibili e anche quando la musica del caso li mette uno di fronte all’altro paradossalmente si sfioreranno senza mai incontrarsi,
Jazz, Rock, Venezia è un insieme di stati d’animo e di turbamenti che sfociano in un’irrequietezza che non concede tregua.
«Nella vita non si nasce, ma si diventa, qualunque cosa, e per le strade più impensate» . Queste parole che pronuncia Pietro, uno dei personaggi marginali che troverete nel libro, potrebbe essere la sintesi perfetta di questo romanzo corale a cui il suo autore ha voluto abbinare una colonna sonora perfetta: Ascenseur pour l’echafaud di Miles Davis.
Una sveglia che suona impazzita, un mercante italiano di arte contemporanea a New York l’11 settembre 2001 mentre le Torri Gemelle vanno giù. Lui si sveglia in ritardo e doveva già essere nel suo ufficio, in uno di quei due grattacieli che con una precisione chirurgica sta andando giù abbattuto da un aereo che entra nel suo ventre come un coltello affilato nella carne.
In una New York impazzita e in preda al terrore, in un cocktail devastante di paura e follia, il protagonista decide di sparire («Allo specchio del motel ti osservi attentamente e non ti riconosci: non sei più lo stronzo mercante di arte contemporanea. Lui è morto (alleluja) e tu sei appena nato. Lui è sparito e tu sei comparso dalle forbici di un barbiere di provincia. Se non ti riconosci tu nello specchio, non ti riconoscerà nessuno da nessuna parte. Anche perché hai deciso che vuoi ritornare a New York, è lì che vuoi continuare a vivere, a esistere, solo che avevi bisogno di essere un’altra persona, una persona diversa da prima.»). Apre la cassaforte, prende i soldi e scappa e si eclissa, considerando il fatto che ormai tuti quelli che lo conoscono lo ritengono morto nell’attentato.
Così inizia Respira, il nuovo romanzo di Roberto Saporito che anche questa volta ci dà un prova di notevole bravura.
Sullo sfondo del suo libro l’11 settembre 2001 e la caduta delle Torri Gemelle. Ma non è il solito romanzo sull’argomento.
Nel romanzo di Saporito non c’è la decadenza dell’Occidente ma la caduta esistenziale del suo protagonista, che appunto decide di sparire per cercare di respirare, abitatore perplesso del presente che muore quel maledetto giorno e disperatamente scompare per rinascere a nuova vita.
È la storia di un moltiplicatore di futuri e di un azzeratore di passati costretto a fare i conti con il suo spirito inquieto che non sta bene in nessun luogo.
Un intrigo esistenziale in cui il gioco dell’assurdo che coinvolge il protagonista rivelerà della realtà epifanie mozzafiato che lasceranno il lettore sconcertato e spiazzato.
L’ 11 settembre 2001 non ha cambiato solo il corso della storia ma anche il privato di un mercante italiano d’arte contemporanea che vive a New York in perenne conflitto tra un presente che non riesce a catturare e un futuro difficile da immaginare.
La sua scomparsa è il sinonimo di una fuga vera e propria che lo costringerà a vivere una frenetica corso contro il tempo in cui scoprirà di non avere avuto mai un passato.
Le drammatica verità di fronte a cui si troverà è il cuore del romanzo che conquisterà i lettori e che ovviamente noi non riveliamo.
Roberto Saporito si conferma uno scrittore talentuoso che come pochi sa confezionare romanzi brevi.
Anche in Respira l’autore di Alba, come nei suoi libri precedenti, ci inchioda alla pagina fino alla fine lasciandoci un immanente amaro in bocca che ha il sapore della letteratura che ci piace.
Con una scrittura colta e originale Roberto Saporito ha un modo tutto personale di inventare storie come questa del suo nuovo romanzo. Tutti facciamo parte delle sue pagine, tutti ci ritroviamo, soprattutto nel finale che è un autentico colpo di grazia con cui non possiamo non fare i conti.
Roberto Saporito (Alba 1962) ha pubblicato raccolte di racconti e romanzi: tra gli ultimi romanzi pubblicati Il rumore della terra che gira (Perdisa Pop 2010), Come un film francese (Del Vecchio 2015). Come “Anonimo” Il caso editoriale dell’anno (Anordest 2013). Suoi racconti sono stati pubblicati su antologie e riviste letterarie, oltre al volume Harley Davidson Racconti (Stampa Alternativa 1996). Collabora con la rivista «Satisfiction». Nel 2013 il suo primo romanzo Anche i lupi mannari fanno surf (2002) diventa “oggetto di studio” di una delle dieci lezioni del corso di scrittura narrativa “Inchiostro rosso sangue”, organizzato dalla Rivista Letteraria «Inchiostro» a Verona.
Nicola Vacca è nato a Gioia del Colle, nel 1963, laureato in giurisprudenza. È scrittore, opinionista, critico letterario, collabora alle pagine culturali di quotidiani e riviste.
Svolge, inoltre, un’intensa attività di operatore culturale, organizzando presentazioni ed eventi legati al mondo della poesia contemporanea. Ha pubblicato: Nel bene e nel male (Schena,1994), Frutto della passione (Manni 2000), La grazia di un pensiero (prefazione di Paolo Ruffilli, Pellicani, 2002), Serena musica segreta (Manni, 2003), Civiltà delle anime (Book editore, 2004), Incursioni nell’apparenza (prefazione di Sergio Zavoli Manni 2006), Ti ho dato tutte le stagioni (prefazione di Antonio Debenedetti, Manni 2007) Frecce e pugnali (prefazione di Giordano Bruno Guerri, Edizioni Il Foglio 2008) Esperienza degli affanni (Edizioni il Foglio 2009), con Carlo Gambescia il pamphlet A destra per caso (Edizioni Il Foglio 2010), Serena felicità nell’istante (prefazione di Paolo Ruffilli, Edizioni Il Foglio 2010), Almeno un grammo di salvezza (Edizioni Il Foglio, 2011), Mattanza dell’incanto ( prefazione di Gian Ruggero Manzoni Marco Saya edizioni 2013), Sguardi dal Novecento (Galaad edizioni 2014) Luce nera (Marco Saya edizioni 2015, Premio Camaiore 2016), Vite colme di versi (Galaad edizioni 2016), Commedia Ubriaca (Marco Saya 2017)
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E quindi, la conclusione a cui sono arrivato, è che se prendi le giuste distanze, se guardi le cose da una certa distanza, mettendole in prospettiva, qualsiasi vita può diventare un film. Pure la mia. Che di eccitante non ha nulla.
Che hanno in comune uno scrittore in crisi creativa, con alle spalle qualche libro e pochi soldi, una studentessa giovane, ricca e bella e una ragazzina ribelle? Come si arriva alla scena finale che coinvolge la tomba di Marcel Proust?
Lo potrete scoprire leggendo l’ultimo romanzo di Roberto Saporito” che si intitola “Come un film francese” e vi invoglierà a leggerlo con una bibita fresca in mano e i pop corn nelle vicinanze.
“Come un film francese” è un incastro di storie, quella dello scrittore e quella della ragazzina. Nel mezzo ci sono incontri, scappatelle e paranoie. Le paranoie soprattutto sono dello scrittore, che, se non bastasse, è pure un pelino sociopatico. Saporito racconta una storia, mescolando le voci dei protagonisti, creando un’armonia meravigliosa. Proprio come nei film, quando vi rendete conto che gli attori hanno un feeling particolare e tutto clicca a perfezione. Quei film con un budget limitato che diventano opere di culto e che riguardate ancora con affetto anche dopo venti anni.
Presa da sola, ogni scena è un racconto perfetto. Anche letto così il libro ha il suo valore e la lettura è piacevole e coinvolgente. Poi però, fate due passi indietro, ricordate, due passi appena, mettete tutto in prospettiva e il quadro complessivo si delinea. Vite apparentemente distanti si influenzano, le persone si ibridano, si cambiano.
Presa da sola, ogni scena è un racconto perfetto. Anche letto così il libro ha il suo valore e la lettura è piacevole e coinvolgente. Poi però, fate due passi indietro, ricordate, due passi appena, mettete tutto in prospettiva e il quadro complessivo si delinea. Vite apparentemente distanti si influenzano, le persone si ibridano, si cambiano.
La scrittura di Saporito è primaverile, è una vera boccata d’aria fresca. Appena inizi a leggere il libro sei già catapultato dentro la storia, i personaggi ti risultano veri, con le loro idiosincrasie e i loro tic, ti risultano pure simpatici, anche se in fondo sono talmente distanti da te che potrebbero tranquillamente abitare un’altra galassia.
Il libro di Saporito scorre veloce, velocissimo, pure troppo. Se mi è permesso dirlo. Quando l’ho finito mi ha lasciato con l’amaro in bocca, ne volevo di più. E’ come avere sete e avere solo un goccio d’acqua per saziarla.
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Questo libro è stato pubblicato dalla Del Vecchio editore. Non ho niente altro da dire. A buon intenditore poche parole.
Mi è stato detto che nei confronti di Maurizio Ceccato/Ifix mi sto comportando come una groupie. Allora esigo la T-shirt con il logo. La copertina del libro di Roberto Saporito, se fosse per me, la attaccherei al muro di casa.
ROBERTO SAPORITO È NATO AD ALBA NEL 1962. DOPO GLI studi di giornalismo ha collaborato con alcune riviste e giornali, occupandosi di arte contemporanea, per poi dirigere una galleria d’arte dal 1988 al 1996. Ha pubblicato raccolte di racconti, e romanzi, tra cui Harley–Davidson Racconti e Generazione di perplessi, Anche i lupi mannari fanno surf e Il caso editoriale dell’anno. Suoi testi sono stati pubblicati in antologie e su riviste letterarie e non, tra le quali: «Fernandel», «Kult», «Addictions», «Ellin Selae», «Freeway», «Il Foglio Letterario », «Il Segnalibro», «M – Rivista del Mistero», «DaLeggere», «Ciminiera», «Progetto Babele». Collabora con la rivista letteraria «Satisfiction» con una sua rubrica personale.
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