“I gatti non hanno nome” di Rita Indiana mi ha restituito in maniera molto forte il gusto per i libri che raccontano una famiglia.
La nostra protagonista senza nome, una ragazzina quattordicenne che è costretta a lavorare nello studio veterinario dello zio Fin mentre il padre e la madre sono in giro per l’Europa in una sorta di seconda luna di miele ci racconta ciò che succede attorno a lei.
Lo fa con una dolcezza spettacolare, con acume e uno sguardo gioioso. Abbiamo zia Clelia, imprenditrice edile con una cinquantina di Haitiani alle sue dipendenze, gelosissima di zio Fin al punto da dare alla nipote un quaderno su cui annotare tutti gli spostamenti dello zio. Ci sono i due vecchi nonni, talmente persi nella loro mancanza di lucidità da riuscire a volte ad essere gli unici ad accorgersi dei collegamenti.
C’è Uriel, il cugino, figlio illegittimo dello zio Fin e figlio di una madre pazza. C’è Radames, l’haitiano che arriva all’improvviso e altrettanto all’improvviso se ne va. C’è Vita, l’amore segreto della nostra protagonista. E poi ci sono quelle immagini spettacolari, che ti fanno voglia di appoggiare il libro e applaudire. I denti così bianchi da poterci attaccare un manifesto pubblicitario. La bocca così bella da volercisi traferire dentro. E poi, il gatto, che non ha nome e forse mai lo avrà.
Quella di Rita Indiana è una scrittura dal ritmo caraibico, un’esplosione di colori e suoni. Il perfetto tappeto sul quale far muovere i personaggi di questo libro. “I gatti non hanno nome” è un romanzo “fresco”, in cui l’assurdo fa appena capolino tra le pagine, lasciandoci la sensazione di aver intravisto un mondo fantastico popolato di personaggi umani fino in fondo. Una cosa a cui forse non siamo più abituati.
Forse l’ho già detto qui o altrove. Una delle novità più promettenti nel panorama editoriale nate nel corso del 2015 è senza dubbio NNeditore. Credo che la cosa più importante di un editore sia la capacità di saper scegliere i libri migliori da pubblicare e limitare il più possibile gli errori. NNeditore, per quel che mi riguarda, è su una strada lastricata d’oro.
Se volete comprendere quale tipo di entusiasmo possa far nascere un libro dovreste leggere la postfazione di Vittoria Martinetto, la traduttrice dell’opera di Rita Indiana. Se la leggerete dopo aver terminato il libro vi verrà voglia di ricominciare.
Rita Indiana è nata nel 1977 a Santo Domingo. Figura chiave della letteratura caraibica contemporanea e leader della band di merengue alternativo Rita Indiana y los Misterios, ha scritto romanzi e racconti, tradotti negli Usa, tra cui Ruminantes, Ciencia succión e Papi (di prossima pubblicazione per NNE). Blogger, conduttrice radiofonica, Rita è attivista del movimento per i diritti lbgt.