Ti fai prendere la mano. Perché la copertina è colorata e ti piace. E allora il primo approccio che hai è solare. I colori influenzano il modo in cui percepiamo le cose. Poi però ti svegli. Ti accorgi che sulla copertina è ritratto un serpente. E’ un Boa. Non hai scampo, ti ha già stritolato.
Questo libro mi ha ucciso. Più volte. Ogni cinquanta pagine un omicidio perpetrato nei miei confronti. Pure ogni dieci pagine, verso la fine. Me lo avevano detto, mi avevano avvertito, ma non ti prepari mai abbastanza a star male.
A pagina 25 il libro mi si è depositato sulla bocca dello stomaco. Ho letto le restanti quattrocentosettantainque pagine con una smorfia sul viso e l’impressione che avrei dovuto vomitare la cena. Perché? Perché “Anima “di Wajdi Mouawad mi ha fatto male come pochi altri libri prima. Mi ha preso a pugni sullo stomaco, mi ha depresso, mi ha sbattuto a terra ogni volta che l’ho aperto e mi ha fatto pensare che era il caso di lasciarlo bello immobile sullo scaffale delle libreria.
E tutto perché “Anima” è un libro grandioso.
A pagina 25 il libro mi si è depositato sulla bocca dello stomaco. Ho letto le restanti quattrocentosettantainque pagine con una smorfia sul viso e l’impressione che avrei dovuto vomitare la cena. Perché? Perché “Anima “di Wajdi Mouawad mi ha fatto male come pochi altri libri prima. Mi ha preso a pugni sullo stomaco, mi ha depresso, mi ha sbattuto a terra ogni volta che l’ho aperto e mi ha fatto pensare che era il caso di lasciarlo bello immobile sullo scaffale delle libreria.
E tutto perché “Anima” è un libro grandioso.
Wahhch Debch ritorna a casa, trova la moglie brutalmente uccisa, distesa su un lago di sangue, violentata. Pugnalata all’addome. In quell’addome che ospitava una creatura inerme.
Fatico anche a parlarne. Tanta crudeltà mi è sempre difficile da afferrare.
Wahhc va alla ricerca dell’atroce assassino, lo rintraccia all’interno di una riserva indiana. Lui è uno di loro. Un indiano che trova protezione tra la sua gente. E’ una caccia la sua, vuole vedere in faccia l’assassino di sua moglie per capire di non essere lui, di non essere come lui.
Se non ci fosse già, a disturbarmi, il delitto iniziale, qualcosa che sento ancora scorrermi nelle vene, ci pensano i narratori a schiacciarmi ciclicamente. I narratori, insetti e animali, che partecipano per minuti e secondi nella vita dei protagonisti di questa storia cupa. Sono loro, la formica che rischiate di schiacciare, il topolino che vi disgusta, la scimmia che avete comprato perché vi dona uno status particolare, il cane che tenete al guinzaglio e al quale avete insegnato che odore ha il sangue, sono loro a definire il messaggio: la bestia è l’uomo.
Fatico anche a parlarne. Tanta crudeltà mi è sempre difficile da afferrare.
Wahhc va alla ricerca dell’atroce assassino, lo rintraccia all’interno di una riserva indiana. Lui è uno di loro. Un indiano che trova protezione tra la sua gente. E’ una caccia la sua, vuole vedere in faccia l’assassino di sua moglie per capire di non essere lui, di non essere come lui.
Se non ci fosse già, a disturbarmi, il delitto iniziale, qualcosa che sento ancora scorrermi nelle vene, ci pensano i narratori a schiacciarmi ciclicamente. I narratori, insetti e animali, che partecipano per minuti e secondi nella vita dei protagonisti di questa storia cupa. Sono loro, la formica che rischiate di schiacciare, il topolino che vi disgusta, la scimmia che avete comprato perché vi dona uno status particolare, il cane che tenete al guinzaglio e al quale avete insegnato che odore ha il sangue, sono loro a definire il messaggio: la bestia è l’uomo.
Ad una persona a cui voglio bene, che amo magari, non so se riuscire a consigliare “Anima”. E’ una lettura che non lascia nulla come l’ha trovato. Ti infila le unghie nella carne e stringe fino a farti sanguinare. Non ha nulla di consolatorio, è lì per metterti di fronte all’animo umano marcio.
E allora l’anima, quella buona, è quella degli animali che parlano, che uccidono per fame, che predano per istinto, che non calcolano, non sanno fare cattiveria perché non sanno cos’è la cattiveria. Però non basta. Non basta a chiudere il libro e trovare uno spiraglio di luce. C’è troppo buio in tutto quello che avviene prima del punto finale. Non c’è catarsi, c’è una passeggiata all’interno del male. Quattro scalini in giù verso l’inferno.
E allora l’anima, quella buona, è quella degli animali che parlano, che uccidono per fame, che predano per istinto, che non calcolano, non sanno fare cattiveria perché non sanno cos’è la cattiveria. Però non basta. Non basta a chiudere il libro e trovare uno spiraglio di luce. C’è troppo buio in tutto quello che avviene prima del punto finale. Non c’è catarsi, c’è una passeggiata all’interno del male. Quattro scalini in giù verso l’inferno.
“Anima” è un libro che mi porterò sempre dentro, come monito di quello che gli esseri umani possono diventare. Come monito di quel seme che gli esseri umani hanno dentro di loro e che solo loro possono decidere se far germogliare o meno.
Chiunque traduca un libro come questo deve avere del pelo sullo stomaco e merita tutta la mia stima. E il libro l’ha tradotto Antonella Conte. Sarei curioso di sapere come si è sentita mentro lo leggeva, mentre ci lavorava sopra parola per parola, mentre la versione italiana prendeva forma e dava una nuova lingua a quel male.
Nato in Libano nel 1968, Wajdi Mouawad si è trasferito prima a Parigi e poi a Montréal a causa della guerra scoppiata nel paese natìo. Mouawad è al contempo scrittore, drammaturgo, regista e attore. In Francia e nel Québec è considerato uno degli autori di teatro contemporanei più importanti degli ultimi anni. Lo spettacolo Incendies è stato riadattato a film, ottenendo la candidatura all’Oscar come miglior film straniero nel 2010. Dopo Visage retrouvé, edito da Leméac/Actes Sud nel 2002, ha pubblicato Anima che tra i diversi premi ha ottenuto anche il Prix Mediterrané 2013.
“Anima” è stato pubblicato in Italia da Fazi. Non mi stupirei se tra qualche anno si rendessero conto di avere tra le mani un longseller. Termine fastidioso per dire che ogni generazione sarà costretta a fare i conti con questo gorgo oscuro che è l’animo umano.