Ragazzini timidi, ragazzini sicuri di se che invece nascondono insicurezze ataviche, ragazzini complessati, ragazzini depressi, ragazzini che si trovano tra loro, che si attirano perché, in fondo, sono fatti dello stesso senso di incompletezza. Questi sono i Gunners, un gruppo di bambini che usa una vecchia casa abbandonata, la casa della famiglia Gunner, per l’appunto, per come base per i loro pomeriggi passati in compagnia.
Il nucleo del “La casa dei Gunner” è questo, il nucleo sono loro, la loro necessità di stare assieme. Sono quasi complementari all’interno di questo gruppo chiuso, Alice è quella spavalda, Mikey è timido, Sally indecifrabile, Lynn fragile e condannata alle dipendenze, Sam è quello grassottello e romantico e Jimmy è il più brillante.
Poi Sally lascia il gruppo, non parla più con nessuno, nessuno ne conosce il motivo. Anni dopo, spinti a tornare nel loro paese d’origine a causa di un triste evento, i membri superstiti della casa dei Gunner si interrogano sui motivi che hanno spinto Sally ad allontanarsi e, come se il mondo girasse attorno a ognuno di loro, tutti riescono a trovare nei loro comportamenti dell’epoca un motivo personale per giustificare l’allontanamento di Sally. Vogliono espiare a tutti i costi una colpa che, forse, nessuno ha in sé.
Rebecca Kauffman ci fa affezionare subito ai personaggi, li fa diventare reali in poche battute, ma ci fa anche capire subito che sotto la superficie che ognuno i loro mostra c’è molto di più di quello che vediamo. Lo stesso Mikey, che davanti a sé ha un destino buio, ha alle spalle una storia complessa che riusciremo solo a decifrare verso la fine del libro, quando all’improvviso sempre scendere una certa serenità nel gruppo, come se l’accettazione della scelta di Sally avesse permesso a tutti di continuare per la loro strada.
Questo libro è stato paragonato anche a “Stand by me” e prima di leggerlo mi sono chiesto se un paragone del genere non fosse un po’ azzardato, se non altro carica il lettore di molte aspettative. Al di là del fatto che entrambe le storie hanno a che fare con ragazzini, credo che il punto che accomuna queste due letture sia nella scrittura, nella capacità che ha King e, in questo libro, Kauffman, di farci piombare all’interno della storia e costringerci a seguirla fino in fondo. C’è umanità, umorismo, tristezza, ci sono tutti gli elementi che hanno costituito la nostra infanzia e che rendono “La casa dei Gunner” un libro che smuoverà la nostra nostalgia.
Traduzione di Alice Casarini.
Rebecca Kauffman è nata nell’Ohio rurale e abita in Virginia. Ha studiato violino alla Manhattan School of Music e scrittura creativa alla New York University. La casa dei Gunner è il suo secondo romanzo.