“L’integrale” di Manchette e Tardi è un libro imponente sotto tutto gli aspetti.
Andando per ordine, quel Manchette sulla copertina altri non è che Jean-Patrick Manchette, scrittore francese che tra gli anni ’70 e ’80 si è dedicato ai romanzi noir, con una decina di opere che hanno, secondo molti, reinventato il genere. In Italia questi molti dei suoi libri, se non erro, sono stati pubblicati da Einaudi Stile Libero Noir.
Opere che hanno utilizzato la violenza non come puro mezzo di intrattenimento, ma come strumento per descrivere e analizzare la condizione umana della società francese, il degrado sociale delle periferie parigine e quel senso di pesantezza opprimente che si respirava nell’aria.
Jacques Tardi invece è un artista del disegno con la capacità di esplorare l’animo umano tavola dopo tavola e che ha saputo trasportare il mondo di Manchette nel mondo delle graphic novel.
“L’integrale” è la raccolta completa di quanto è stato prodotto dal sodalizio Manchette-Tardi. Si tratta di quattro opere, più due abbozzi (uno di una ventina di tavole e l’altro di una tavola) che testimoniano quanto di buono possa nascere dall’incontro di due sensibilità affini. Solo il primo, Griffu, è stato adattato quando Manchette era ancora in vita, le altre tre graphic novel sono state adattate da Tardi in piena autonomia, ma la strada ormai era già tracciata e non si notano discontinuità tre le quattro opere di questo volume.
Come detto all’inizio, il mondo letterario di Manchette è un mondo cupo e violento. Tardi restituisce tutta questa cupezza con disegni bui e claustrofobici, con tavole in cui il nero sembra inghiottire la pagina e anche il lettore. L’espressione dei personaggi sembra essere sempre rassegnata, gli unici sorrisi veri e pieni sono quelli dei bambini, altrimenti si ha l’impressione che ogni personaggio cammini verso il proprio destino di distruzione o autodistruzione senza possibilità di fermarsi.
In “Griffu” il protagonista è un consulente legale che viene immischiato in una trama ben più grande di lui e anche quando se ne rende conto non cerca di svincolarsi dal gioco perverso che gli è stato preparato, bensì comincia a correre a grandi passi verso la fine.
“Piccolo Blues” è un lungo flashback di un centinaio di pagine che inizia e finisce con il primo piano di una macchina che gira a vuoto in tangenziale. Il guidatore di quella macchina ha vissuto un’esperienza traumatica e violente ma Manchette-Tardi vogliono farci capire che al di là di quanto è accaduto nelle pagine che abbiamo letto, il sintomo del malessere di quell’uomo, è molto più profondo e deriva dalla società che lo circonda.
“Posizione di tiro” è la storia di un serial killer a cui tutti danno del cretino che ritorna nei luoghi da cui è partito dopo che si era allontanato per una decina d’anni allo scopo di far soldi e riconquistare l’amata. Lui però è un ingranaggio piccolo e fragile e in molti cercheranno di schiacciarlo al punto che, senza volerlo, tornerà esattamente al punto di partenza, un punto di partenza da cui aveva cercato si smarcarsi da tutta una vita.
E infine “Pazza da uccidere” un tripudio di violenza e degrado in cui spicca la protagonista, usata come uno strumento per perseguire uno scopo diabolico, e un killer di professione che somatizza gli incarichi che gli vengono assegnati. Da segnalare la scena della sparatoria finale.
I personaggi presenti in questa raccolta di graphic novel sono meravigliosamente reali. Se togliamo per un attimo dal quadro i crimini efferati e il fatto che non tutti abbiano a che fare con killer seriali e sparatorie all’ultimo sangue, il nocciolo della questione rimane inalterato. I personaggi di Manchette e Tardi hanno smesso di lottare perché si sono resi conto che nulla ha più importanza e anche quando si lasciano andare a degli atti di generosità e altruismo non sembra mai che ciò che fanno sia legato a una catarsi definitiva, sembra più che altro che gli sia rimasta la capacità di capire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e che provino a seguire la strada giusta indipendentemente dal vantaggio che possono ottenerne dal farlo.
C’è molto orgoglio in Griffu che a un certo punto sembra dirci: ho capito che non può finire bene per me, ma non significa che debba finire bene per gli altri.
C’è molta umanità nella Pazza da uccidere che vorrebbe solo essere lasciata in pace, lasciata a vivere una vita già abbastanza difficile anche senza l’inganno in cui è stata coinvolta.
“L’integrale” è un’opera che nella sua interezza mostra davvero cosa significhi raggiungere l’apice nella creazione delle graphic novel.
Jean-Patrick Manchette (1942-1995), maestro del noir contemporaneo, è autore di una dozzina di romanzi che hanno ridefinito il concetto stesso di narrativa di genere.
Jacques Tardi (1946) è uno dei maggiori disegnatori e fumettisti contemporanei. Tra i suoi numerosi graphic novel Il demone dei ghiacci, il ciclo delle avventure di Adéle Blanc-Sec e gli adattamenti a fumetti dei polizieschi di Léo Malet e di Jean-Patrick Manchette. Ha raccontato le trincee della Prima guerra mondiale (Putain de guerre) e l’esperienza del padre, prigioniero nei campi nazisti (Io, René Tardi prigioniero di guerra allo Stalag II B). Ha rifiutato la Legion d’Onore, massima onorificenza della Repubblica francese, dichiarando di “voler restare un uomo libero”.