Quando leggo un autore argentino so cosa devo aspettarmi dal mio cervello. Quando leggo un autore argentino che scrive racconti un po’ mi spiace per lui. Perché, anche non volendolo, mi è inevitabile tirare fuori dagli scaffali della mia libreria quei bei volumoni che raccolgono le opere complete dei grandi maestri del genere.
Pablo Besarón ha indubbiamente dei debiti nei confronti di Borges, Cortazar e Arlt, per citarne alcuni. La sua mossa più astuta è stata quella di affrontare questi debiti con umiltà, senza l’arroganza che a volte troviamo in alcuni autori moderni. Non c’è quell’istinto di rottura nei confronti del passato, come se tutto quello che abbiamo alle spalle fosse scaduto e avesse come luogo ideale il fondo di una pattumiera. Pablo Besarón Affronta tematiche a noi care con diligenza e talento, per cui nel leggere questa raccolta, mi è sembrato che il suo fosse un lavoro di continuità, di esplorazione di zone nuove. Certo, i maestri a volte sono irraggiungibili ed è giusto così.
“Effetti collaterali” contiene dieci racconti ed è divisa in due parti. I racconti affrontano il tema dell’altro. In qualsiasi declinazione possa essere immaginato. Soprattutto, ciò che mi è piaciuto di più è stata l’abilità da parte dell’autore di mescolare, quasi fosse materia, la realtà e l’irrealtà. Ad un certo punto, nei racconti, avviene uno scarto. La linea, chiamiamola reale, e quella irreale si uniscono come fili di colori diversi e ciò che era prima non è più. Non c’è la sensazione, da parte dei personaggi, che qualcosa di assurdo sia successo. Il passaggio tra un reale e l’altro è indolore, come se ad una persona fosse stata sostituita da un’altra (e in effetti accade anche qualcosa di simile).
Sono racconti brevi, un terreno arduo e dissestato, un terreno che Pablo Besarón sembra conoscere bene.
Non farò distinzioni tra un racconto e l’altro, anche se, come è ovvio, alcuni mi sono piaciuti più di altri, ma la sensazione che ho provato leggendo tutte e dieci queste testimonianze di bravura è stata simile allo sprofondare in una vasca di acqua fredda. Con i brividi che salgono lungo la schiena. Inizi la lettura e sai che qualcosa non quadra. Puoi anche immaginarti cosa sia quell’elemento disturbante, eppure, Pablo Besarón ti porta lì dove devi essere senza che tu te ne accorga.
Era da un bel po’ che non leggevo nulla dell’accoppiata Gli Eccentrici/Arcoiris e sono lieto di aver ricominciato da questo libro. Un libro che si colloca nella tradizione della letteratura argentina senza sfigurare affatto.
La traduzione è opera di Livio Santoro e la revisione è stata assegnata a Giulia Zavagna. Io, ancor prima di iniziare a leggere, so che l’abbinamento di questi due nomi non può che produrre un ottimo lavoro e leggendo non ne ho avuto che la conferma.