L’Inghilterra non è l’Italia. Dove regna la Regina, il minuto di silenzio è tale. Tutti zitti, pure le mosche. Nessuno fiata. E’ un silenzio pieno, non vuoto. Non è il silenzio italiano, tanto che a un certo punto si è iniziato a chiamarlo minuto di raccoglimento. Quindi, d’applausi. A volte per coprire i fischi. Oppure, i cori. Addirittura l’Inno di Mameli. Il peggio, alcuni dei tifosi presenti negli stadi, lo danno in questi momenti.
Nel weekend, anche in maniera retorica e ipocrita se volete, lo sport italiano si è fermato per un minuto. Menti e cuori sarebbero dovute andare ai quei poveri cristi che sono morti nel mare di Lampedusa. In silenzio, per pregare. O solo per rispetto, perché la vita, e la morte, dovrebbero unirci. Invece no. C’è chi usa quel minuto per insultare la tifoseria avversaria, chi fischia e chi canta l’Inno d’Italia. Come se fossero morti di Serie B, morti che non meritano rispetto e qualche secondo di silenzio. Niente, quando le idee politiche e il becerume entrano negli stadi è una sconfitta per tutti. Non siamo l’Inghilterra, non lo saremo mai.