Quando lo prendi in mano ti sembra di aver recuperato dalla memoria un vecchio quaderno di tuo nonno. Quel quaderno in cui scriveva gli appunti del corso che lo ha poi fatto diventare infermiere. Ed è con questa sensazione di passato che inizi a leggere “Il meraviglioso viaggio di Octavio” e prima che tu te ne accorga, in viaggio ci sei anche tu.
Octavio è povero, vive in una catapecchia. Non sa leggere e scrivere per cui, vergognandosene, per ovviare alle brutte figure si taglia volontariamente la mano ogni volta che gli si pone davanti l’occasione di dover leggere.
Il suo viaggio inizia da una farmacia, una farmacia in cui in suo soccorso arriva Venezuela. Lei, donna sensibile, lo accoglie tra le sue braccia e lo istruisce nella difficile arte della lettura e della scrittura. Da questo punto in poi la storia di Octavio si complica, la vita furfantesca che conduceva prima gli sta stretta, ma a causa di una tremenda coincidenza è costretto a lasciare il paese.
La seconda o terza vita di Octavio si svolge nella foresta, vicino ad un fiume impetuoso che sembra invalicabile, con la compagnia di un altro uomo solo che sembra fuggire.
Nemmeno questa vita può durare. Venuto a mancare l’uomo Octavio si rimette in viaggio fino ad arrivare in un paese e li si stabilisce. La gente lo accetta. Fino a che la nostalgia lo prende con se e lo costringe a ritornare al paese natale dove troverà la sua fantastica fine.
Capisco perché nel descrivere il lavoro di Miquel Bonnefoy siano stati scomodati il realismo magico, Marquez e Carpentier. Lo capisco bene e per una volta tanto non mi sembra nemmeno un paragone campato in aria. L’omaggio di Bonnefoy a quel tipo di letteratura è evidente ed è talmente ben fatto che ci si dimentica dei numi tutelari e ci si infila sotto le coperte per leggere “Il meraviglioso viaggio di Octavio”.
Quello di Octavio è un viaggio per ritrovare sé stessi, per ritrovare le proprie radici e Miguel Bonnefoy ce lo racconta come se ci stesse raccontanto una storia con noi che ascoltiamo attorno ad un fuoco.
La sua scrittura è avvolgente, evocativa, calda e delicata, capace di portarti in luoghi che non hai mai visto e di farti provare nostalgia per averli dovuti lasciare.
Se fossi in voi leggerei questo libro.
66thand2nd oltre ad aver pubblicato un libro dai contentuti molto belli ha anche prodotto un oggetto davvero speciale. Qualcosa che si discosta dalle pubblicazioni abituali di questa casa editrice e che in qualche modo indica con chiarezza quanto la casa editrice romana creda in questo libro.
A contribuire alla bellezza di questo libro ci ha pensato Francesca Bononi con una traduzione davvero fenomenale. Se potete aprire questo libro e sedervi dentro a questa storia è anche per merito suo.
Nato a Parigi nel 1986 da madre venezuelana e padre cileno, Miguel Bonnefoy è cresciuto tra Francia, Venezuela e Portogallo. La sua scrittura, divisa tra Europa e Sud America, si ispira al realismo magico e al surrealismo, caratteristica che lo ha fatto accostare a scrittori come Gabriel García Márquez e Alejo Carpentier. Nel 2013 ha ricevuto il Prix du Jeune Écrivain de langue française per il racconto Icare.
Il meraviglioso viaggio di Octavio – uscito in Francia nel gennaio 2015 e accolto con entusiasmo da critica e pubblico – è finalista del Prix Goncourt du premier roman e si è aggiudicato il prestigioso Prix Edmée de la Rochefoucauld per l’opera prima.