Mettiamo il caso che qualcuno, un giorno, venisse da me e mi obbligasse a pensare a quale sia la mia più grande paura; io indugerei qualche secondo, fingerei di non essermelo mai domandato e, alla fine, con fare meravigliato e disinvolto, dichiarerei a gran voce che è l’ordinarietà il mio mostro nell’armadio, è il timore di essere uguale agli altri, di confondermi tra la gente, di passare inosservata.
Alzando gli occhi al cielo, come chi si trovi a fare i conti con una verità per la prima volta, darei il via ad una speculazione su quanto questo desiderio mi renda un soggetto a rischio d’estinzione, dal momento che in natura vince chi si adatta, dal momento che quanto più si è visibili tanto più si è in pericolo.
Rammaricandomi un po’ per l’ottenuta consapevolezza tenterei poi un discorso naif concluso il quale sarebbe chiaro a me e al mio interlocutore quanto in realtà il morbo dell’ordinarietà colpisca proprio chi, intento a rifuggerlo strenuamente, non si rende conto che ognuno è extra ordinario finché non s’accorge di esserlo.
Per fortuna nessuno è venuto da me, un giorno, per farmi riflettere su cosa sia l’ordinareità, per fortuna c’ha pensato Melodie McDaniel che con i suoi scatti ritrae il mondo com’è, senza pretese di meraviglioso, senza ansie da prestazione, uno spettacolo straordinario purché rimanga ordinario.