Ecco Paulina Flores…lo so che è un caso, ma il fatto che gli ultimi tre libri che ho letto siano raccolte di racconti e che di questi tre libri, due siano di autori cileni, mi fa trarre delle conclusioni sul periodo che sto attraversando da lettore. Ho bisogno, in questo momento, di entrare velocemente nelle storie, nella testa dei personaggi, nei sentimenti. I racconti mi fanno questo effetto e devo dire che le ultime mie tre scelte sono state ottime da questo punto di vista.
L’ultimo libro di racconti in ordine cronologico è “Che vergogna” di Paulina Flores, scrittrice cilena che, a sentire le note biografiche, quando non fa cose relative al suo libro e alla scrittura, insegna in un liceo e, chissà, magari, aiuta i ragazzi ad appassionarsi alla letteratura.
I racconti contenuti in questa raccolta hanno il potere di trascinarti immediatamente tra le righe e di tenerti con la testa abbassata a leggere. Le atmosfere che Paulina Flores riesce a creare con il linguaggio e con il ritmo, oltre ad essere uno stimolo, sono anche un modo ideale per farsi coinvolgere nella lettura. Lo stile è maturo, non ci sono – e si sa che io li odio – colpi ad effetto, cosa che secondo il mio parere dimostra un rispetto sincero nei confronti della scrittura e del lettore.
Ci sono adulti e bambini e il mondo degli adulti arriva sfocato agli occhi e alle orecchie dei bambini. Bambini che percepiscono lo sforzo, capiscono che qualcosa manca, qualcosa non funziona, ma non riescono a definire – se non troppo tardi – cosa manchi e cosa non funzioni. C’è la sensazione che ci sia un errore imprecisato ad aleggiare tra di loro, come se sulla pagina ci fosse un refuso che, ad una lettura veloce, riusciamo a cogliere solo come moto d’intuito.
I personaggi di Paulina Flores sono personaggi che camminano curvati dal peso di una mancanza e dalla vergogna che quella mancanza provoca. Esseri imperfetti, imprecisi, incompleti, la cui imperfezione, imprecisione, incompletezza riverbera nelle loro menti e sembra amplificata dalle dita puntate, dagli sguardi inquisitori. Anche la pena diventa, per loro, un fardello impossibile da sopportare perché acquisce il loro senso di mancanza. Sono personaggi che faticano a stare bene con sé stessi, si arrabattano, cercando una via di fuga, nutrono una flebile speranza e, quando questa speranza viene spenta, sale impetuosa la vergogna che li spezza, li sgretola e li cambia rendendoli rancorosi e sconfitti.
Io so che “Che Vergogna” mi è piaciuto non solo perché Paulina Flores è una brava scrittrice, ma anche perché il libro è stato tradotto con la consueta passione e attenzione da Giulia Zavagna che, sulla letteratura sudamericana ha parecchio da dire e da dare.
Paulina Flores (1988) è cresciuta in un rione a nord di Santiago. Ha esordito con la raccolta di racconti Che vergogna, più volte ristampata, acclamata da pubblico e critica. Quando non scrive o non è in tournée a presentare il suo libro, Paulina Flores insegna in un liceo di Santiago.