Ho fatto una domanda banale su Facebook e ho scoperto che poi tanto banale non era. Nell’epoca del Web “qualcosa punto zero” sembra inevitabile intrecciare le proprie vicissitudini social con l’esperienza di lettura. Soprattutto quando utilizzi i social per trasmettere informazioni e opinioni sui libri. Sappiamo tutti che non legge più nessuno, giusto?
Quindi, quando scrivo qualcosa qui e utilizzo Facebook per propagare il segnale in realtà mi sto rivolgendo ad una nicchia, e siccome parlo principalmente di libri indipendenti si tratta della nicchia di una nicchia. Ma, considerando che oggi parlerò di un libro edito da Las Vegas e che questo libro è di un genere poco battuto in Italia direi che si può dire che questa recensione è rivolta ad una nicchia della nicchia della nicchia. Una recensione della nicchia, quindi.
Il libro di cui parlerò è “Una più del diavolo” di Lorenzo Vargas e il motivo per cui l’ho definito come appartenente ad un genere di nicchia è che Vargas ha scritto un libro che fa ridere. Anzi, fa sorridere. Avete presente quel sorriso appena accennato che sta a significare che tra voi e l’autore è scoccata la scintilla? Quel sorriso che comunica al libro che avete capito in che campo gioca, quali sono e quali non sono le sue regole? Quel sorriso che poi si apre se vi capita di vedere un angelo che trattiene i conati di vomito a causa di una sbronza? Ecco, quel sorriso lì.
La storia ve la faccio breve perché sennò ve la rovino. Giovanni Archei è un tipo comune con una leggera idiosincrasia nei confronti della crescita emotiva. Vive con la proprietaria di casa che si da il caso sia una transessuale brava a fare il caffè. Ha una band, i Project Wassermann. I componenti hanno tutti soprannomi strani, Cactus, Catullo, Terry e via così. Pare che vivano in un fumetto, uno di quei fumetti che ha come scopo il mettere in risalto la sete di libertà e l’anticonformismo di una generazione. Poi però succede qualcosa. In Paradiso si sono accorti che il capo è incazzato nero, non succedeva da eoni e l’ultima volta c’era stata un’alluvione o non so bene cosa. Il motivo per cui non riesce a stare calmo è che la sua controparte, il male, non si trova più. Il diavolo è sparito. Che sia dalle parti di Napoli? (no, non è assolutamente una battuta razzista e volgare, leggetevi il libro e capirete). Archei è il prescelto, colui che deve riportare l’equilibrio prima che il grande capo non combini un altro dei suoi casini.
Lorenzo Vargas inizia con circospezione. I primi incontri che facciamo fondano la storia nella realtà quotidiana. Sono solo leggermente bizzarri, ma non singolarmente, presi nel complesso. La vita di Giovanni Archei è appena appena sfasata rispetto alla vostra. Archei ha sempre la frase pronta, in un personaggio è una caratteristica che mi piace, soprattutto se i dialoghi pieni di humor e sarcasmo non appesantiscono la lettura. Poi, quando ormai vi siete abituati ad una storia quasi comune, compare l’elemento sovversivo. Gli angeli, il diavolo, l’equilibrio tra il bene e il male e un fulmine a ciel sereno che arrostisce il Papa.
Mentre leggevo “Una più del diavolo” mi venivano in mente altri esempi di questo tipo di letteratura, non necessariamente ancorati al soprannaturale. Ho pensato che molto spesso ci capita di consigliare dei libri per far pensare gli altri e solitamente consigliamo libri che lasciano poco spazio al sorriso, come se ridere di se stessi o degli altri non facesse parte del gioco della vita, come se agli intellettuali facesse schifo ridere. Leggevo e mi venivano in mente commedie assurde che avevo guardato in TV con estremo godimento, una tra tutte, “This is the end” film bizzarro, surreale e politicamente scorretto, come d’altronde “Una più del diavolo”.
Mi sono concentrato sul ridere, sul far ridere, ma in realtà gli aspetti di questo libro che andrebbero analizzati sono anche altri. La trama avvincente, i colpi di scena mai banali, i personaggi che sembrano usciti da un fumetto e quella interpretazione del religioso che spezza i dogmi e fornisce linee di pensiero che ogni mente degna di questo nome dovrete sforzarsi di approfondire.
Far ridere però è difficile, rendersi ridicoli è molto facile. Ecco perché il libro di Lorenzo Vargas ha qualcosa di speciale, perché utilizza dei meccanismi difficili da padroneggiare e lo fa molto bene.
Lorenzo Vargas è nato a Roma nel 1991 e vive nelle Marche. Dopo essere stato finalista al talent di Rai3 “Masterpiece”, ha esordito con “Pierre non esiste” (Bompiani, 2015). Sempre nel 2015 ha prodotto insieme ad Andrea Baglio il corto “La Prova”, con cui ha vinto il premio per il miglior corto al Los Angeles CineFest. Nel 2016 ha fondato la rivista letteraria “Il Bradipo”. Nel 2017 ha pubblicato “Una più del Diavolo” per Las Vegas edizioni.